Tipi di innesto: altro che pecora, cloniamo le piante
Innesto…in LUNA calante o crescente?
Su questo argomento esistono diverse scuole di pensiero: c’è chi afferma che operazioni come l’innesto o la potatura si devono necessariamente praticare in luna calante e chi, invece, non fa differenza e non si lascia influenzare (almeno dal punto di vista agronomico) dal nostro satellite terrestre.
Innestare con la luna giusta
Ebbene, esiste una regola da vecchio contadino che prevede una distinzione tra le due fasi: innestare in luna crescente produce, in genere, piante con rami più piccoli e più lunghi, con più foglie e fiori, meno propense alla produzione di frutti (quindi piante a carattere ornamentale). In caso invece di specie frutticole conviene innestare in fase calante in modo da minimizzare lo stress da ferita da innesto sfruttando la ridotta circolazione della linfa. Ciò produrrebbe migliori risultati in termini di resa frutticola.
Albero di melanzane e pomodori
Portinnesto e nesto: amici per la linfa
L’innesto è una pratica agronomica che consente la moltiplicazione agamica (cioè la formazione di un clone dell’individuo generante) delle piante legnose. L’operazione consiste nel saldare, su una pianta detta portinnesto, un nesto. Quest’ultimo è costituito da una porzione di ramo o una gemma, proveniente dalla pianta che si vuole moltiplicare. La fusione tra i due individui avviene grazie ad un callo cicatriziale che si forma fra le superfici recise e che permette di fondere cellule e tessuti delle due porzioni.
“LE CONDIZIONI PER LA RIUSCITA DI UN INNESTO SONO ESSENZIALMENTE L’AFFINITÀ FRA NESTO E PORTINNESTO, SIA DI TIPO FISIOLOGICO CHE BIOLOGICO”
Vari tipi di innesto
Gli scopi dell’innesto sono: ottenere uniformità di specie all’interno del medesimo contesto colturale (altrimenti non realizzabile mediante riproduzione naturale) oppure modificare la varietà presente, introducendone una più adatta alle attuali esigenze di mercato. I vantaggi indiretti sono: maggiore resistenza alle patologie, migliore adattamento alle condizioni climatiche, semplificazione della gestione colturale, etc. Diverse sono le tecniche di esecuzione – per approssimazione, a gemma, a marza – e svariate le tipologie: a occhio, a spacco, a zufolo, alla maiorchina, etc.
La tecnica dell’INNESTO A SPACCO
Innesto a spacco su prugno
L’innesto a spacco è una delle pratiche colturali maggiormente impiegate per la propagazione delle piante frutticole. Si tratta di un tipo di innesto a marza che si effettua unendo al portinnesto una parte di pianta (la marza appunto) che consiste in una porzione di ramo o una gemma della specie che si vuole riprodurre. Esistono diversi tipi di innesto a spacco: comune, laterale, inglese, ecc.
La tecnica dell’INNESTO A PONTE
Si tratta di una tecnica particolare in quanto non prevede la propagazione della pianta ma, piuttosto, la riparazione di un danno ai tessuti del fusto che impedisce la libera circolazione della linfa. Tale danno può essere causato da tille o iperplasie/ ipertrofie dovute all’azione di microrganismi dannosi oppure derivanti dal collasso naturale dei vasi. In questo tipo di operazione, dalla medesima pianta, vengono prelevate le marze per essere innestate sulla corteccia sia a monte che a valle del blocco. Si tratta, in pratica, di un bypass che permette la ripresa del regolare flusso linfatico superando la strozzatura presente sul fusto.
Innesto a ponte. 1. Al di sopra e al di sotto dell’area di corteccia si praticano due incisioni. 2. Sulle due estremità della marza si operano due tagli obliqui. 3. Quindi si introducono le punte della marza nelle incisioni e si richiudono i lembi di corteccia sulle estremità del nesto. 4. Infine si procede come al solito a legare e isolare con mastice
Come migliorare gli innesti?
L’impiego di BioAksxter®, favorendo la formazione di un callo ben cicatrizzato, riduce la disaffinità d’innesto. La sua azione di riequilibrio delle funzioni vitali e di ottimizzazione dei processi metabolici consente di aumentare la reattività della pianta nei confronti di stress indotti dalla saldatura d’innesto e dall’esigenza di ricostituire cellule e tessuti danneggiati. Ciò consente di ridurre eventuali problematiche dovute a rigetto tra nesto e portinnesto e favorire la perfetta fusione del materiale vegetale.