Superare lo stress da diserbo e rigenerare la fauna microbica
Il diserbo è una pratica di eliminazione delle malerbe (erbe nocive) ed erbe infestanti che competono con le colture. Essa avviene per via manuale, meccanica o chimica, anche in maniera plurima secondo il momento e la situazione. L’impatto di questa pratica sul terreno e sull’ambiente può variare in base alle modalità di esecuzione.
Il diserbo meccanico può avvenire tramite macchine come fresatrici, zappatrici, erpici e trinciatutto, quindi è sicuramente più costoso e richiede professionalità; invece il diserbo chimico che avviene tramite l’impiego di erbicidi è meno costoso, ma ha un impatto maggiore.
Sebbene il diserbo meccanico provochi una maggiore emissione di CO2 nell’atmosfera in seguito al consumo di gasolio, generando 3 kg di anidride carbonica per ogni kg di gasolio combusto, il diserbo chimico interessa maggiormente l’inquinamento delle acque e del suolo.
Da ciò si desume che il principale stress è quello inferto all’ambiente, basti pensare agli erbicidi di sintesi degli anni ’30 tossici per i mammiferi e a quelli sintetizzati negli anni ’40 utilizzati non solo in agricoltura ma anche per scopi bellici negli anni successivi, vedi AgentOrange/Agente Arancio: 80 milioni di litri di defoliante, prodotto dalla somma di due erbicidi, irrorati sulla vegetazione nella guerra del Vietnam, per distruggere la copertura di foreste e mangrovie alle milizie nemiche, scoprire gli obiettivi di bombardamento e annientare le scorte alimentari delle popolazioni sotto assedio. Quei terreni (due milioni di ettari) rimasero defoliati per 30 anni, ma la storia non finisce lì, perché l‘industria americana operò per decenni contaminando a tutto spiano il Midland, il Michigan e non solo. Ce lo ricorda il film con Giulia Roberts “Forte come la verità” del 2000 tratto da una storia vera.
Non fu da meno l’Italia che a Seveso, nel 1976, nella produzione di composti tossici per la sintesi di erbicidi ci regalò una nube tossica che contaminò 1800 ettari di aree agricole e zootecniche che ancora oggi, determinando conseguenze sulla salute, evidenziano problematiche non risolte.
Dovunque sia il luogo dell’azione o dell’evento, dovremmo comprendere che aria, terra, acqua sono componenti di unico organismo, il pianeta, e che pertanto tutto è correlato, tutto giunge a noi.
Adesso, che forse abbiano imparato quanto l’agricoltura sia connessa e dipenda dall’ambiente, è alla condizione di esso che dobbiamo guardare. O meglio, salvaguardare. Insomma, dobbiamo salvaguardare il nostro ambiente quotidiano con sano egoismo. Se non altro, per necessità.
Rischi e conseguenze del diserbo
All’agricoltore interessa lo stress da diserbo come azione dell’erbicida perchè riguarda la tossicità delle piante non infestanti, ossia la coltura a favore della quale vuole intervenire. Nonostante la sua attenzione sia diretta al prodotto finale dal quale trae il sostentamento, egli può trovare utile comprendere come e perché l’impiego degli erbicidi, ovvero dei diserbanti, determini lo stress o addirittura il danno da contaminazione dei vegetali.
A lui diremo che gli erbicidi, siano essi ad azione fogliare (sistemici o di contatto) o ad azione preventiva (residuali), sono innanzitutto sostanze inquinanti che contaminano il vegetale attraverso la somma di 3 processi:
- l’assorbimento radicale
- la volatilizzazione dal suolo
- la deposizione atmosferica direttamente sulle foglie di particolati e gas
Processi differenziati a seconda della famiglia cui le piante appartengono. Ad esempio, l’assorbimento radicale dell’erbicida è maggiore nelle cucurbitacee (zucche, zucchine, cetrioli, ecc.) passando con facilità dalle radici ai frutti tramite il sistema vascolare, e minore nei tuberi e radici tuberiformi ossia nei vegetali che crescono sottoterra (patate, carote, ecc.). Anche le condizioni metereologiche (temperatura, pioggia, irraggiamento solare) influenzano ulteriormente la pratica del diserbo. Altro fattore è la persistenza degli erbicidi: apprezzata dagli agricoltori perché prolunga il periodo di azione della molecola, può trasformarsi in un problema perché causa di fitotossicità sulla coltura successiva.
Processi biologici a parte, anche le norme che regolano l’utilizzo sostenibile dei pesticidi quali gli erbicidi rispetto al contesto agronomico (come la protezione degli insetti impollinatori, la tutela delle acque e dei relativi ecosistemi, i fenomeni di resistenza al trattamento erbicida in seguito all’uso ripetuto del diserbo, ecc.) possono rappresentare una fonte di preoccupazione se non un ostacolo per l’agricoltore già oberato dal lavoro, il quale troverà nell’utilizzo delle formulazioni disinquinanti BioAksxter® la soluzione per evitare o superare lo stress da diserbo ed ottenere il miglior risultato produttivo.
L’azione di BioAksxter® utilizzato in fase di diserbo, ripotenzia i programmi vitali dei vegetali eliminandone lo stress. Nei fenomeni di tossicità da diserbo, anche dovuti da applicazione accidentale, l’azione disinquinante di BioAksxter® ripotenzia la capacità di autodepurazione della pianta e consente una rapida ripresa vegetativa evitando conseguenze che ne mettono in pericolo la sopravvivenza.
Il caso del glifosate, re dei diserbanti fin dagli anni ‘70
A differenza dell’atrazina (il terribile erbicida messo al bando dal 1992 in Europa, ma non negli Stati Uniti e in gran parte nel mondo) peraltro sostituita dalla terbutilazina, il glifosate continua ad imperare. Il suo mercato globale è in crescita, si stimano 8,9 miliardi di dollari per il 2026, ma non esistono stime sul trend del micidiale cocktail di molecole chimiche che quotidianamente ci propiniamo.
Il glifosato è un diserbante sistemico totale, devitalizza gli organi delle piante compromettendone l’efficienza nutrizionale dissecando la vegetazione ed è stato rilevato nel sangue e nelle urine degli agricoltori, ma udite udite, secondo recente valutazione della Commissione Europea che controlla i rischi derivanti dall’uso delle sostanze chimiche, non è cancerogeno, mutageno o tossico per la riproduzione. È solamente tossico per gli organismi acquatici e per l’ambiente. Si tratta di una “vera e propria svolta” delle politiche europee. Gli integralisti della chimica stanno brindando al potere dell’uomo sulla natura.
L’utilizzo del glifosate è consentito dalle Norme Tecniche per l’agricoltura eco-compatibile, eppure “i terreni agricoli dove da anni si utilizza il glifosato sono come il cemento”, così ci raccontano gli agricoltori che alla scelta della dopatura chimica hanno preferito quella dell’equilibrio pianta-suolo. BioAksxter® infatti, al di là della scelta operata, consente di superare il danno maggiore dovuto alla progressiva distruzione del suolo dato che la pianta assimila sì l’erbicida, ma il residuo rimane nel terreno con disastrosi effetti sulla catena alimentare microbica. BioAksxter® ripara la fauna microbica del suolo accelerando il degrado dell’erbicida. Unico al mondo.