Scopazzi del Melo: evoluzione e risoluzione della malattia
Scopazzi del melo o Apple Proliferation (AP) è una malattia del melo che ormai tutti i coltivatori conoscono e purtroppo spesso patiscono. Descritta inizialmente negli anni ’50, inquadrata in seguito alla sua espansione fra gli “organismi nocivi da quarantena obbligatoria” e soggetta ad estirpo obbligatorio fino al 2021, questa patologia è tutt’ora presente, particolarmente in Trentino Alto Adige.
Secondo la ricerca AXS M31 la malattia all’origine si inquadra nell’evoluzione della patologia della Sharka la cui denominazione è legata all’area geografica della Valle del Sarca (Trentino). Per spiegare questo dobbiamo risalire al 452 d.C. con gli Unni e la discesa di Attila in Italia che fra l’altro ha introdotto la specie Prunus malica mediante propagazione gamica. Infatti, il barbaro come “fringe benefit” ai suoi soldati aveva dispensato grandi quantitativi di prugne per la regolazione dell’intestino. Quando questi si accampavano, durante le funzioni corporali, ne disseminavano i noccioli dando così luogo alla diffusione del patrimonio genetico di queste piante.
Poiché tutte le piante per il mantenimento della specie ossia per la diffusione del proprio patrimonio genetico adottano svariate strategie (es. impollinazione entomofila, piuttosto che anemofila) attraverso queste diffondono anche i patogeni, ma essendo naturalmente dotate di un programma di autodifesa e autoriparazione sono in grado di evolvere adattandosi. Fino a quando, con il sopravvento della chimica, questo programma si indebolisce e la pianta non riesce più a liberarsi dalla malattia.
Un ambiente saturo di inquinanti, l’agricoltore costretto ad usare sempre più sostanze chimiche (principi attivi!) e la variazione delle condizioni climatico-ambientali consentono lo sviluppo di microrganismi patogeni che sviluppano fenomeni di resistenza, il terreno non respira, la pianta si debilita … cambia l’informazione, cambia il comportamento, cambia il programma, quell’insieme di segnali, impulsi, flussi, energie che costituiscono e consentono la vita degli organismi viventi.
Ecco, quando l’insetto va sul pruno o sul melo (o qualsiasi altra pianta) prende un altro programma, la prugna si secca o la mela resta piccola (si “risucchia”, vedi calo di dimensione, peso e qualità) perché è cambiato il programma della pianta. E così la pianta contaminata contamina l’insetto che a sua volta veicola il patogeno.
Insomma, la trasformazione delle malattie è legata alla trasformazione dei programmi.
Da Attila siamo giunti ai giorni nostri, la Sharka delle prugne (Sharka delle drupacee, Plum POx Virus PPV, vaiolatura delle drupacee) si è botanicamente imparentata con gli Scopazzi (Apple Proliferation AP) e le due si sono diffuse e continuano a trasformarsi e diffondersi attraverso gli scambi di terra, acqua ed aria.
Morale della storia: l’estirpo costa, un nuovo impianto costa e torna ad ammalarsi, i mezzi di lotta diretta nei confronti delle malattie, focalizzati sui meccanismi di base della diffusione e sulla lotta agli insetti vettori attraverso la chimica, non portano a nulla. La frutta marcisce anche in cella.
In sostanza, si arriva sempre tardi rispetto alla mutazione delle condizioni ambientali e delle patologie ed allo sviluppo di nuovi batteri e virus.
Quindi, ha senso continuare a dichiarare “non ci sono trattamenti curativi per la malattia”? Ha senso sostenere una vecchia ed inefficace posizione ancora ferma ad un approccio separativo e superato fra nutrizione e difesa, senza riconoscere le leggi dell’equilibrio su cui invece basano gli ecosistemi?
La chimica tira via quello che si vede, ma trasforma quello che non si vede. Per vedere, la chimica ha bisogno di BioAksxter®: solo attraverso questa avanzata tecnologia, capace di riattivare i programmi bloccati dall’inquinamento chimico, si possono ricostituire gli equilibri perduti.
CASE HISTORY N°1
L’azienda agricola N.N. (provincia di Trento) ha introdotto BioAksxter® nelle pratiche agronomiche perché la produzione da 500 q.li/ha si era dimezzata a 250 q.li/ha e perché nonostante l’estirpo erano nuovamente comparsi evidenti sintomi della malattia degli scopazzi.
Già al primo anno di intervento con M31 Agricoltura, le piante sono risultate molto più verdi degli anni precedenti e l’emissione dei caratteristici polloni clorotici a forma di “scopetta” si è notevolmente ridotta. Anche nei giovani impianti gli arrossamenti fogliari sono diminuiti.
La percentuale di scarto è diminuita e la produzione è aumentata del 20%.
Notevole miglioria di un meleto fortemente colpito da scopazzi dopo un anno di trattamento con BioAksxter®; la produttività è risultata elevata e lo scarto ridotto.
Pianta di melo fortemente colpita da scopazzi; particolare dell’elevata pezzatura dei frutti dopo un anno di trattamento con BioAksxter®.
Giovane impianto di melo colpito da scopazzi. Dopo un anno di trattamento con BioAksxter®, gli arrossamenti fogliari risultano fortemente ridotti.
Al secondo anno di trattamento il raccolto è aumentato di un’ulteriore 20% e nonostante la notevole carica produttiva, i frutti si sono distinti per l’elevata qualità, omogeneità di colore e pezzatura.
Giovane impianto di melo dopo due anni di trattamento con BioAksxter®, caratterizzato da elevata produttività.
Mele dopo due anni di coltivazione con BioAksxter® - particolare dell’elevata omogeneità di pezzatura.
Nel terzo anno di trattamento si sono riscontrati ulteriori miglioramenti:
- gli impianti alla seconda foglia hanno prodotto 6-8 kg per pianta con ottimo sviluppo delle gemme e quelli alla terza foglia, precedentemente in stress a causa della movimentazione del terreno, hanno superato i 10 kg per pianta;
- la media produttiva aziendale si è mantenuta elevata e prossima ai 400 qli ad ettaro, nonostante l’estirpo di alcuni appezzamenti altamente produttivi;
- le giovani piante precedentemente colpite da scopazzi non hanno più manifestato alcuna anomalia vegetativa o produttiva;
Impianto di melo alla II° foglia, dopo tre anni di coltivazione con BioAksxter®. La produzione è stata di 6-8 kg per pianta.
Coltura di melo dopo tre anni di coltivazione con BioAksxter®, caratterizzata da elevata produttività, pezzatura e assenza di scarto.
Giovane impianto colpito da scopazzi. Dopo 3 anni di trattamento con BioAksxter® assenza di arrossamenti o altre alterazioni dovute alla malattia.
CASE HISTORY N°2
L’azienda agricola N.N. (provincia di Trento) già dopo un anno di trattamento con BioAksxter® sulle coltivazioni di melo colpite da Scopazzi ha riscontrato l’assenza di sintomi della malattia nei suoi appezzamenti. Inoltre, sono scomparse problematiche legate a patologie fungine e moria delle piante. Molta soddisfazione per la pezzatura e l’aumento di produzione rispetto all’anno precedente.
Al secondo anno di trattamento: 4kg per pianta su impianto al 2° anno; aumento di produzione rispetto all’anno precedente anche in un appezzamento che ha subito un dirado chimico troppo intenso; ottima qualità e conservabilità; esclusione di trattamenti fogliari.
Al terzo anno l’azienda agricola ha dichiarato apertamente che l’uso di BioAksxter® porta a una minor spesa complessiva, meno problemi e maggior risultato … e che ha dovuto usare la scala per raccogliere la produzione del giovane impianto.
CASE HISTORY N°3
L’azienda agricola N.N. (provincia di Bolzano, Alto Adige) ha impiegato BioAksxter® per risolvere la patologia degli Scopazzi del melo in continua espansione nonostante l’estirpo.
I trattamenti sono iniziati in autunno con il pre-invernale tanto da evidenziare le migliorie già alla ripresa vegetativa. Nel proseguo del ciclo le piante contrassegnate sono risultate produttive con un aumento delle rese, di notevole pezzatura ed omogeneità confermate negli anni successivi.
Risultati al 5° anno di trattamento: la produzione media si è mantenuta intorno ai 600 q.li ettaro (+ 35% dall’inizio dei trattamenti) raggiungendo anche gli 800 q.li nella varietà Golden Delicious.
CASE HISTORY N°4
L’azienda agricola N.N. (provincia di Bolzano, Alto Adige) produttrice di mele, varietà Golden e Stark Delicious ha usato BioAksxter® risolvendo la malattia degli Scopazzi e raggiungendo un eccellente risultato in termini di sviluppo della produttività con rese di qualità superiore per quintalato, omogeneità di pezzatura, proprietà organolettiche dei frutti e conservabilità.
Conclusioni:
La patologia degli Scopazzi del melo era già stata sottoposta a protocollo dal nostro settore ricerca negli anni 2004-2005-2006 come documentato nel video sottostante. Oltre a quanto nel presente articolo, altra documentazione è riportata nei cases stories del sito https://www.bioaksxter.com/it/case-stories.
I trattamenti con BioAksxter®, equilibratore naturale del suolo e delle colture, hanno sempre dimostrato la loro capacità risolutiva nei confronti delle problematiche agricole.