Sbalzi di temperatura: GLI STOP alla nostra agricoltura
Tutti abbiamo sperimentato un raffreddore, un mal di gola e la tosse in seguito a sbalzi di temperatura, perfino una diarrea.
I sintomi da raffreddamento però non riguardano soltanto le persone. Stamattina abbiamo trovato alcune api morte dentro i calici dei tulipani, e abbiamo capito che cercavano di ripararsi dal freddo: zero gradi a maggio. Anche le coltivazioni risentono degli sbalzi termici, soprattutto quelli repentini come nel caso delle gelate primaverili. L’agricoltura è il settore che vive più di tutti il problema degli sbalzi termici.
Cosa sono e cosa provocano gli sbalzi termici
Gli sbalzi termici sono quelle brusche e repentine variazioni della temperatura, in rialzo o in ribasso, che per durata e/o intensità arrecano effetti determinanti sulla vitalità delle piante con conseguente compromissione della produzione.
Una variazione consistente e continua durante l’annata agraria, come uno yo-yo climatico, tra le temperature minime e le massime e viceversa, è fonte di danni irreversibili per le colture.
Tali sbalzi termici sono fonte di deterioramento delle produzioni agricole (in particolare quelle ortofrutticole) ed in base alla fase fenologica delle colture, ledono la parte produttiva e vegetativa delle piante, con conseguente comparsa di problematiche dovute ad insediamenti infettivi, e compromettono la vitalità della pianta a livello linfatico fino alla sua morte.
Gli sbalzi termici sono tra le maggiori fonti di preoccupazione perché incidono fortemente sulle produzioni agricole ed hanno conseguenze che vanno dalla perdita dei lavoratori (soprattutto quelli stagionali) e dell’indotto, alla perdita del mercato e del cibo.
Sbalzi di temperatura: una dinamica in crescente
Ricordiamo solo alcuni dati in progressione: nel 2017 la gelata primaverile di fine aprile ha provocato danni catastrofici con la perdita delle infiorescenze sui germogli nei vigneti del Veneto, Piemonte, Friuli e Lombardia, e quella in Trentino a fioritura terminata ha compromesso la quantità e la qualità delle produzioni frutticole. Nel 2018 calo del 30% del raccolto delle albicocche in Calabria; in Toscana persi 700 ettari destinati a carciofo, mentre la coltivazione dell’ulivo registra almeno 25 milioni di piante danneggiate dalla Puglia all’Umbria, e dimezzata la produzione di olio dall’Abruzzo sino al Lazio dove le temperature minime in alcune località hanno raggiunto – 20°.
Cosa sta succedendo al clima 2019?
E il 2019? “Produzione agricola a rischio”, “Ondata artica su frutta e ortaggi”, “Danni in agricoltura per sbalzo termico”, questi solo alcuni titoli delle notizie che riguardano questa problematica sempre più allarmante. E questi gli eventi:
- A gennaio è la Sicilia ad annunciare la perdita del 20% delle zucchine nel ragusano
- A febbraio, lo sfasamento stagionale è dato da uno sbalzo termico improvviso che, dopo un lungo periodo di caldo fuori stagione, manda in tilt le coltivazioni già predisposte alla ripresa vegetativa. Risultato: blocco in fase di rigonfiamento delle gemme, crollo delle fioriture, perdita della produzione di frutti
- E siamo a marzo, ancora notevoli sbalzi termici, calo delle temperature anche di 15° ma anche il terzo mese più caldo di sempre
- E poi, il secondo aprile più caldo di sempre. Registrate temperature più elevate di 0.6°C rispetto alle medie 1981-2010. Anche in Europa
- Arrivati a maggio, è tornato l’inverno ed in varie parti d’Italia sta addirittura nevicando. Non accadeva da oltre 60 anni di avere un mese di maggio così freddo
Dunque le condizioni meteorologiche eccezionali sono all’ordine del giorno, lo stato di calamità una voce di tutti. Oltre 14 miliardi di euro i danni causati da eventi estremi del clima nell’ultimo decennio all’agricoltura italiana, tra perdite della produzione e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne.
Se c’è il riscaldamento globale, perché fa freddo? Catastrofisti vs negazionisti
Sebbene il ripetersi di eventi anomali, fra cui l’elevata frequenza di sbalzi termici significativi, abbia reso plausibili i cambiamenti climatici e concessa la redenzione dei catastrofisti, sebbene siano rimasti in pochi quelli che negano il riscaldamento globale (global warming), non si è ancora capito perché all’innalzamento delle temperature planetarie corrisponde un aumento di freddo. La risposta è nel cosiddetto “effetto frigorifero”.
Effetto frigorifero
I gas serra trattenuti all’interno dell’atmosfera, per effetto delle particelle inquinanti sospese in quota, modificano l’aria e l’acqua e quindi le correnti marine creando un ciclo termodinamico come quello del freon, il gas che refrigera l’interno del frigo assorbendo calore e portandolo all’esterno. Allo stesso modo, il calore generato dal surriscaldamento planetario è sottratto all’ambiente per effetto di un’inversione termica provocando elevati, repentini e continui sbalzi di temperatura, fino a generare una incontrollabile glaciazione terrestre. Ed ecco i primi avvisi: nevicate a maggio che potranno verificarsi anche in luglio con la scomparsa delle stagioni intermedie ed il diretto passaggio da estate ad inverno e viceversa. Una reazione di riequilibrio di Madre Natura iniziata 20 anni fa al quale non si è voluto fare caso, ma che ora dobbiamo toccare con mano.
Come affrontare la problematica degli sbalzi termici, e soprattutto con quali soluzioni?
L’agricoltura è il settore più interessato a contrastare i cambiamenti climatici, eppure non è preparata né impegnata per farlo. Ecco cosa propongono per affrontare la problematica degli sbalzi termici:
- affrontare i cambiamenti climatici con politiche adeguate (ma crediamo che vinceranno i cambiamenti climatici livellando le classi sociali ed annullando le economie mondiali!)
- diversificare le proprie produzioni tradizionali, orientandosi verso altre colture (ma gli eventi climatici hanno ormai dato il via all’era della fame!)
- candele antigelo: 300 candele/ha, costo proibitivo (inquinano, alzano di poco le temperature e congelano il portafoglio; solo un effetto sovvenzionabile dal punto di vista attrattivo!)
- impianti di irrigazione antibrina (ma richiedono disponibilità di elevate quantità d’acqua e non è certo possibile proporne l’estensione su tutte le superfici soggette ad elevato rischio di gelata!).
- assicurazioni per avversità atmosferiche accessorie e catastrofali, come nel caso degli sbalzi termici, delle brusche e repentine variazioni della temperatura (ma, nonostante aiuti e contributi, presentano elevati costi per la polizza, limiti di copertura, indennizzi fortemente ridotti da franchigie, scoperti e riserve!)
- feste a base di tarallucci e vino, sagre paesane, concerti e balli per far dimenticare il problema (ma poi, improvvisamente, c’è tempo solo per subire!)
Ed ora il nostro consiglio per affrontare i cambiamenti climatici ed in particolare gli sbalzi termici:
- Agire immediatamente (aspettando ancora non riusciremo più a far fronte a niente!)
- Prendere atto che i palliativi non bastano (serve invece un “correttivo”, in grado di riparare i danni inferti all’ecosistema!)
- Utilizzare su larga scala la nostra tecnologia disinquinante con capacità di regolazione termica dei vegetali (l’unica in grado di ricreare gli equilibri compromessi ripotenziando Madre Natura!)