PROSECCO: eliminare i residui dei pesticidi e tornare a vivere
- Veneto da record per i pesticidi: 12 kg per ettaro contro i 5 della media nazionale
- A Treviso record nella vendita di pesticidi
- Pesticidi nel 67% delle acque di superficie e nel 45% di frutta e verdura
- Sette fungicidi nella stessa bottiglia di Prosecco
- Via le siepi per fare i vigneti: scompaiono gli uccelli, abuso di pesticidi
- Cittadini barricati in casa per pesticidi
- I colli del Prosecco si spopolano: “Troppi pesticidi, non si respira e ci si ammala”
- I pesticidi sono arrivati sotto le finestre dei cittadini
- Pesticidi, bimbi irrorati in ricreazione
- Nella terra del Prosecco, non posso avere il mio orto
- Davo ai miei figli basilico cancerogeno, senza saperlo
Questi sono i titoli del quotidiano “Oggi Treviso” degli ultimi mesi… Nella terra del Prosecco l’espansione delle aree destinate alle monocolture dei vigneti è in continua crescita. Il vitigno principale è il Glera, per almeno l’85%, il restante 15% deriva principalmente da 3 vitigni autoctoni Verdiso, Bianchetta, Perera oppure dal Pinot o Chardonnay. Un regno che senza dubbio eccelle per qualità e professionalità, ma da anni oggetto di forti preoccupazioni per il massiccio uso di fitofarmaci, pesticidi e diserbanti impiegati nel trattamento e nella coltura della vite.
Tanti pesticidi sulle vigne del Prosecco: il primato italiano
Dai dati Istat si rileva che la superficie destinata alla coltivazione delle vigne è passata da 27.846 ettari nel 2010 a 40.229 ettari nel 2018 (+44,5%). A pagarne il prezzo, altissimo, sono i cittadini e un territorio sempre più compromesso da pesticidi e pratiche agricole fortemente impattanti sugli ecosistemi e sulla salute degli esseri viventi.
Solo in Provincia di Treviso i pesticidi venduti nel 2017 superano le 4.000 tonnellate, ossia 1.320 litri di soluzione venefica per abitante trevigiano. La Provincia di Treviso, ed in particolare, la Pedemontana del Grappa, l’Asolano, il Coneglianese ma anche Montello e Piave sono assediati dalla monocultura del Prosecco in una regione che ha il triste primato per uso di pesticidi: in Veneto se ne impiegano ben 12 kg per ettaro contro la media nazionale italiana di 5 kg.
La piaga della monocoltura: Piemonte, Toscana, Trentino, Veneto, ecc.
Questa è la realtà dei fatti: terreni inquinati, acque inquinate, aria inquinata, prodotti agricoli inquinati… una vita “salutare” all’insegna dell’inquinamento. Oltre agli spumanti in Veneto non dobbiamo dimenticare le mele in Val di Non, i vivai di Pistoia, le risaie del Piemonte e tante altre realtà di superproduzione agricola dove le concentrazioni di inquinanti sono un triste record. I dati del dossier Stop Pesticidi 2019 hanno confermato come Boscalid, Chlorpyrifos, Fludioxonil, Metalaxil, Imidacloprid, Captan, Cyprodinil siano pesticidi i cui residui sono maggiormente presenti negli alimenti. Come spiega Legambiente “si tratta di fungicidi e insetticidi utilizzati in campo e di cui ancora troppo spesso si ritrovano residui negli alimenti e nell’ambiente, in primis nelle acque superficiali e profonde come testimonia l’ultimo rapporto Ispra”.
In un anno su ogni vigneto vengono fatti circa 22 interventi fitosanitari, su ogni meleto circa 45 trattamenti. Chi abita in queste zone non riesce più a coltivare i propri orti e nemmeno a passeggiare tra i filari oppure andare a fare un giro sulla ciclabile senza pensare alla “nube tossica” che si alza verso il cielo e si appoggia “delicatamente” sulle case, sui bambini che giocano in cortile, su tutte le piante, diventando parte innaturale della natura.
Spiega una mamma della zona del Prosecco: “Quando sono venuta ad abitare qua iniziavano con i trattamenti a maggio e finivano a inizio agosto. Adesso iniziano a marzo e finiscono verso fine agosto. Io abito al di là di questo vigneto. Qua ci sono quattro proprietari che trattano in quattro giorni diversi, quindi noi dovremmo tenere dentro i bambini per quattro giorni a settimana, non aprire le finestre per quattro giorni a settimana, non stendere il bucato per quattro giorni a settimana, perché come voi sentite hanno trattato ieri e qua c’è comunque odore” (Report, Rai3).
Una mole crescente di studi scientifici dimostra le ricadute negative che l’esposizione diretta o indiretta ai pesticidi può produrre sulle persone, in primis gli agricoltori, i bambini, gli anziani, e sull’ambiente. Quando si esegue un trattamento fitosanitario, soltanto una parte della miscela irrorata contenente la sostanza attiva raggiunge il “bersaglio”, mentre il resto viene disperso nell’ambiente ed interferisce sul complesso aria-acqua-suolo, contaminando, e può provocare danni ad altri organismi, alla vegetazione spontanea ed agli insetti utili. Infatti, a fare le spese del largo ricorso alla chimica di sintesi per uso agricolo è la biodiversità. La frase di un vecchio contadino dice tutto: «Non parlano neanche più gli uccelli». Si pensi poi alla moria di api senza precedenti…
Moria di api in Veneto: sterminate dai pesticidi
Negli ultimi mesi sarà capitato un po’ a tutti di leggere articoli o assistere a servizi televisivi che si occupano della massiccia moria delle api in Veneto, (circa il 50% degli alveari è perso), ma anche in Italia e nel resto del mondo. Andrea Zanoni, presidente di Paeseambiente ha avuto modo di toccare con mano il problema grazie ad alcuni amici apicoltori residenti in varie zone della Marca, da Crespano del Grappa, a Paese, sino a Pieve di Soligo, tutti erano colpiti da questo flagello con perdite dei propri alveari dal 50% al 100%. I sintomi riscontrati dagli apicoltori sono riconducibili all’avvelenamento: api tremolanti con le convulsioni, incapaci di volare e di orientarsi. Molte le bottinatrici ritrovate moribonde con polline sulle zampe. Se le api muoiono, a farne le spese sono l’ambiente, il nostro cibo e l’agricoltura.
Pesticidi: l’altra faccia delle verdi colline del Prosecco
“Senza i trattamenti non si raccoglierebbe nulla” lamentano diversi agricoltori. Per dirla con le parole di Massimo Tomasi, direttore della Confederazione agricoltori trentina: “fare i trattamenti è un costo e un pensiero, ma con stagioni piovose come quella che stiamo vivendo purtroppo è anche una necessità”.
La necessità di garantire produzioni agricole quantitativamente e qualitativamente elevate e al contempo di difendere le colture da attacchi di parassiti, funghi e insetti comporta un largo impiego di pesticidi. Cosa fare per far fronte all’inquinamento, conseguenza diretta di queste pratiche agricole al quale si aggiunge quello indiretto a livello ambientale? L’informazione ufficiale, quand’anche possibile, illude l’agricoltore ed il consumatore prospettando soluzioni alternative e apparentemente sostenibili che però non sono altro che dei palliativi incapaci di risolvere il problema dell’inquinamento.
Prosecco senza pesticidi
L’uso della tecnologia disinquinante, che permette di disinquinare i terreni, prevenire e ridurre le malattie delle piante, incrementare le produzioni di ogni azienda agricola sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, eliminare i residui chimici nei prodotti agricoli, è l’unica strada per rientrare negli obblighi di legge, ma soprattutto ottenere la qualità richiesta dal mercato, assicurando in tal modo il reddito all’agricoltore e la salute dell’ambiente.
Nella videointervista La rivoluzione dolce il prof. Mario Tozzi indica una strada per recuperare la fertilità della terra e neutralizzare l’imponente presenza di pesticidi e concimi chimici, vera calamità del nostro tempo: “BioAksxter® è in grado di bonificare i terreni e farli tornare incontaminati, ma, in realtà c’è qualcosa di più: l’uso di questo prodotto può addirittura portare al disinquinamento dei terreni contaminati da elementi chimici…”
Occorre oggi coniugare efficacemente le necessità produttive dell’agricoltura moderna con la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini e considerare che l’agricoltura non può avere futuro senza disinquinamento.