Piante e mitologia, dalla leggenda ai giorni nostri
Per una volta, proviamo a non pensare alla perdita della biodiversità, agli effetti climatici, all’impatto antropico sull’ambiente ed alle conseguenze sul mondo vegetale. Per una volta, lasciamoci trasportare dal fascino della mitologia delle piante e delle leggende, quasi a mitigare il dolore dell’esserne consapevoli.
Questa raccolta, intitolata “Piante e mitologia, dalla leggenda ai giorni nostri” ci viene in aiuto, spostando la nostra attenzione alla discriminazione dei caratteri distintivi delle piante, al riconoscimento del loro nome scientifico, alla scoperta della leggenda popolare collegata al nome o all’origine. Ed infine, quasi come in un risveglio, ci porta alla realtà dei nostri giorni, alle superfici coltivate nel mondo, alle quantità e le varietà delle produzioni.
Il melo
Piante e mitologia, dalla leggenda ai giorni nostri
Tutti conosciamo la storia del peccato originale, ma da ricerche effettuate risulta che nelle terre della Bibbia il melo era sconosciuto.
Nella Genesi viene identificato con l’albero del giardino dell’Eden e ciò lo si deve al ricorso, nella traduzione dall’ebraico (lingua del testo originale), del termine greco melon che indica un generico frutto rotondo.
«Frutto dal succo più dolce dei cereali che hanno reso più mite la sorte degli uomini» così scrivevano Plinio e tanti altri poeti e scrittori a confermare il valore simbolico di questa specie nota sin dalla notte dei tempi.
Contribuisce al mito anche la sua incerta provenienza; Caucaso, Himalaya e Pakistan sono le probabili zone d’origine e dove, ancora oggi, si rinvengono oltre 20 specie di Malus selvatiche.
Crescono in foreste attraversate dall’antica Via della Seta, il percorso di commerci e scambi che un tempo univa l’Europa con l’Asia e che per secoli sono state battute da carovane di mercanti.
Grazie a questi viaggiatori, abituati a raccogliere per coltivare a casa propria le più disparate specie vegetali che incontravano lungo il cammino, è giunto a noi questo frutto. Ed oggi nel mondo sono coltivati 4,7 milioni di ettari di melo.
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Il pesco
Piante e mitologia, dalla leggenda ai giorni nostri
Il Pesco, Prunus persica, è una pianta di modeste dimensioni, ma nobile per storia e provenienza.
Probabilmente originario del Tibet (dove lo si può ancora rinvenire allo stato selvatico), la sua introduzione in Europa viene da alcuni attribuita ad Alessandro Magno a seguito delle sue spedizioni contro i Persiani, da qui il nome scientifico.
Una pianta che l’uomo ha imparato a coltivare da così tanto tempo non può che essere oggetto di tante storie e leggende.
Una di queste storie, racconta che la sua origine sia dovuta ad un seme che un pescatore aveva trovato nel ventre di un pesce e piantato nel giardino: ne nacque un albero dai fiori rosati e il frutto venne chiamato pesca per ricordare la sua genesi.
Nell’antico Egitto era il frutto sacro di Arpocrate, dio del silenzio e dell’infanzia: per questo ancora oggi le guance dei bambini sono paragonate alla pesca.
In Oriente, inoltre, anche il legno del Pesco è oggetto di superstizione: si crede infatti che i mobili costruiti con questa specie proteggano la casa e la famiglia dalle energie negative e pericoli vari.
Chissà se è vero, ma alla fine poco importa, l’importante è che abbiamo la possibilità di gustare i suoi frutti, dolci e polposi: pesca bianca, pesca gialla, pesca nettarina gialla e bianca, pesca percoca, pesca tabacchiera …
Il limone
Piante e mitologia, dalla leggenda ai giorni nostri
Il Limone, Citrus x limon, è un mistero!
Questo è ciò che affermano studiosi e botanici tra i più titolati nel vano tentativo di mettere ordine nello studio del più ribelle fra le specie di agrumi.
Di origini incerte ma già conosciuto al tempo dei Romani la sua coltivazione, probabilmente, inizia al tempo degli antichi Greci.
Omero, riferendosi ai limoni coltivati nei giardini di Alcinoo (re dei Feaci e padre di Nausicaa), così scrive nell’Odissea: «…grandi alberi rigogliosi vi crescono…Mai il loro frutto marcisce o finisce, né inverno né estate: è perenne. Sempre lo Zefiro gli uni fa crescere e gli altri matura».
Misterioso per origini e non solo. Non esiste allo stato selvatico, ha origine ibrida, probabile incrocio naturale fra cedro e arancio amaro. Si mostra anche ribelle allo schema classico dell’ordine riproduttivo che vorrebbe che con regolare cadenza una pianta prima fiorisse e poi producesse frutti.
Invece no! Il Limone mostra la sua stranezza e generosità anche in questo; ha la capacità di fiorire e fruttificare più volte nel corso dell’anno e quindi è in grado di sfoggiare, contemporaneamente sulla stessa pianta, fiori e frutti che gratificano nel contempo vista, olfatto e gusto.
Il Limone: nobile tra gli agrumi per bellezza e fragranza dei frutti (tanto da essere celebrato anche nei versi del Montale che scrive: «…tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza / è l’odore dei limoni»), sovversivo, senza regole, senza storia certa, un ribelle della natura, è un frutto diffuso a livello mondiale con una produzione di oltre 17 milioni di tonnellate.
Il basilico
Piante e mitologia, dalla leggenda ai giorni nostri
Il Basilico è una pianta che l’uomo coltiva da millenni e il suo nome, non a caso, viene dal greco basilikon cioè pianta regale.
Le leggende greche parlano dell’esistenza di una creatura mitologica citata anche come “re dei serpenti”, Basilisco.
Il Basilisco nonostante sia un piccolo serpente, lungo meno di venti centimetri, è considerata la creatura più mortale in assoluto. Si narra abbia il potere di uccidere o pietrificare con un solo sguardo diretto negli occhi.
Solo con il basilico il mostro poteva essere sconfitto e siccome questa pianta dall’aroma inconfondibile era l’unico antidoto, prese il suo nome.
Fortunatamente oggi abbiamo diversi “antidoti”, infatti nel mondo si producono diverse varietà di basilico: il Basilico classico, il Basilico limone, il Basilico cannella, il Basilico white magic, il Basilico wild magic, il Basilico rosso …
Basilico coltivato in serra con BioAksxter®
La menta
Piante e mitologia, dalla leggenda ai giorni nostri
La menta, con il suo profumo fresco ed intenso era nota fin dall’antichità per le sue proprietà terapeutiche.
I Romani erano convinti che la menta fosse in grado di aumentare la memoria ed è per questo che alla parola latina “mentis” – mente, veniva attributo il nome della pianta.
I Greci invece non solo decantavano le sue virtù benefiche ma le attribuivano anche un’origine mitica. Infatti, la leggenda narra che la menta prese il nome dalla splendida ninfa Myntha, della quale si innamorò perdutamente Plutone. La moglie di Plutone scoprì un giorno il tradimento del marito e nell’ira della vendetta trasformò la ninfa in una pianta verde ed insignificante. Plutone, mortificato, come ultimo gesto d’amore per la fanciulla, donò alla pianta il suo profumo, così intenso da attrarre chiunque le passasse accanto.
Un mito che fece diventare la menta il simbolo dell’amore, grazie alle sue proprietà afrodisiache e che, per le sue caratteristiche salutari oggi nel mondo vede una coltivazione di circa 2,8 mila ettari ed una produzione di oltre 80 mila tonnellate.
Il girasole
Piante e mitologia, dalla leggenda ai giorni nostri
Il girasole è simbolo di allegria e vitalità, un fiore che sprigiona forza e potenza.
Con il suo stelo robusto e la sua altezza imponente che supera anche i due metri, è lui il fiore che guarda in faccia il sole. Ogni volta rimaniamo incantati nell’ammirare i campi di girasoli che ci sbalordiscono con le loro distese d’oro.
Per gli Incas questo fiore era il simbolo del dio Sole e per questo veniva venerato e usato nelle celebrazioni religiose. I saggi lo usavano invece per leggere il futuro, analizzando i semi disposti a spirale lungo tre cerchi concentrici, disposti in senso antiorario come il moto del sole.
E ancor più affascinante è la mitologia greca collegata al Girasole…
Si narra della giovane ninfa di nome Clizia che si innamorò perdutamente di Apollo, dio del Sole. Lo seguiva in tutti i suoi spostamenti, mentre lui guidava il suo carro di fuoco per tutto l’arco del cielo.
Inizialmente lusingato da questa devozione, ben presto Apollo si stancò rivolgendo altrove le sue attenzioni. La povera ninfa pianse per nove giorni e nove notti, immobile in mezzo ad un campo, seguendo con lo sguardo il suo amore compiere il proprio viaggio da una parte all’altra del cielo.
Pian piano, il suo corpo si irrigidì, trasformandosi in uno stelo sottile ma resistente, i suoi piedi si conficcarono nella terra mentre i suoi capelli si tramutarono in una lucente corolla gialla; si era trasformata in un fiore bellissimo color dell’oro: il girasole.
Nonostante questa trasformazione la piccola ninfa innamorata continua ad inseguire il viaggio del Sole durante tutto il giorno, volgendogli il proprio viso ed il proprio amore.
Oggi ci sembra quasi di vedere ancora la giovane ninfa nei 25 milioni di ettari di girasole coltivati nel mondo.
Il ciliegio
Piante e mitologia, dalla leggenda ai giorni nostri
Il Ciliegio è un albero perfetto, tronco diritto che cresce fino a 30 metri, legno rosato e profumato, indicato persino per l’ebanisteria e il tornio, ma la vera bellezza risiede nel suo frutto; una tira l’altra, diciamoci la verità!
Una leggenda ammonisce chi ha intenzioni furtive e vorrebbe rubarle dall’albero del vicino; chi ci prova il giorno di San Giovanni o di S. Maria Maddalena incorre in una sicura caduta. Minaccia tardiva probabilmente, a quel tempo i frutti sono ormai maturi e raccolti.
E’ naturale che la ciliegia, colorata in tutte le tonalità di rosso, lucida e carnosa, fresca e dolce, evochi le labbra femminili: «…e io ti davo baci, senza accorgermi che ti dicevo: Oh, labbra di ciliegia!»; così il romantico Garcìa Lorca e ancor più ardito Pablo Neruda che scrive all’amata: «Voglio fare con te ciò che la primavera fa con i Ciliegi».
Oggi nel mondo si producono circa 2,3 milioni di tonnellate di “labbra da baciare”!
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Il melograno
Piante e mitologia, dalla leggenda ai giorni nostri
Sapete da cosa trae origine la forma delle corone di re e regine?
Dal Melograno, il cui calice, l’involucro che protegge il fiore e che persiste evidente sul frutto, fu il simbolo regale di Re Salomone e da allora il prototipo, per la sua forma, della corona di tutti i regnanti.
Il Melograno è conosciuto in botanica con il nome di Punica Granatum, presenta habitus di piccolo albero od arbusto ed è inserito nella famiglia delle Punicacee. Si tratta di una pianta conosciuta da molti secoli; già coltivata nella mezzaluna fertile (attuale medio oriente, Iraq) dal 2000 a.C.
Il frutto è molto presente nella iconografia di vari popoli; dagli Egizi fino alle civiltà cristiane è stato utilizzato di volta in volta per rappresentare abbondanza, fecondità, sensualità oppure al contrario castità.
Il Melograno come specie coltivata oggi è molto presente con le sue oltre 1000 varietà, più di 450 mila ettari nel mondo per una produzione annua di circa 5 milioni di tonnellate.
Il pero
Piante e mitologia, dalla leggenda ai giorni nostri
Sfatiamo subito un mito: i bei frutti che raccogliamo dal Pero non sono frutti ma, dal punto di vista botanico è più giusto definirli “falsi frutti“.
In effetti la loro polpa, così dolce ed aromatica, deriva direttamente dall’ingrossamento del ricettacolo fiorale, mentre il frutto vero e proprio è il torsolo che contiene i semi.
Sembra un declassamento senza scrupoli ma, in realtà, tutto ciò non sminuisce affatto il valore di questo generoso albero, decantato nel corso dei secoli da illustri scrittori e poeti che hanno descritto ed esaltato virtù e proprietà di questa nobile pianta.
Già Omero nell’Odissea attraverso la voce di Ulisse, ormai al termine del suo lungo viaggio, nel ritrovare il giardino del padre Laerte affermava: «…quegli alberi del podere ben coltivato / ti voglio dire, che un giorno, da bambino, mi desti seguendoti per il frutteto…mi donasti tredici splendidi peri…».
L’albero di Pero era molto venerato nel mondo antico.
I greci lo dedicarono ad Era (moglie di Zeus) e le sue statue venivano spesso scolpite utilizzando il legno di questa pianta. Il frutto era sacro sia a Minerva che ad Afrodite, poiché la pera era associata alla forma del ventre femminile e considerata simbolo di fertilità.
Analogie simili s’incontrano anche nella tradizione orientale e specialmente in Cina, dove la pera è simbolo di giustizia, purezza e saggezza.
Il Pero ha sempre avuto un posto privilegiato nella vita dell’uomo ed anche nei suoi giardini; oggi sono innumerevoli le varietà coltivate nel mondo, tra le più conosciute: la Pera Abate, la Pera Coscia, la Pera Kaiser, la Williams, …
La lattuga
Piante e mitologia, dalla leggenda ai giorni nostri
Lattuga, dal latino lactuca ed a sua volta da lac (latte) in riferimento alla linfa lattiginosa che fuoriesce durante il taglio.
La sua coltivazione ha origini molto lontane; testimonianze storiche la collocano già in epoca egizia dove veniva celebrata per le sue proprietà afrodisiache, ma è molto probabile che risalga ad epoche ancora più remote.
In effetti nel corso dei secoli queste “proprietà” hanno subito veri e propri sconvolgimenti.
Infatti in epoca greca e fino ai tempi della Roma repubblicana veniva addirittura considerata abbattente del desiderio e conciliante per il sonno, ma questo non poteva durare a lungo e ben presto le cose sarebbero cambiate. Un colpo di scena era alle porte!
Il merito fu di un medico che per primo utilizzò la lattuga come cura per guarire l’Imperatore Cesare Augusto, gravemente malato, riportando questo alimento in auge su tutte le tavole del mondo allora conosciuto.
Da quel momento in poi saranno solo successi e la lattuga comincerà ad essere coltivata un po’ in tutta Europa.
Nella mitologia classica, Era, moglie di Zeus, diede alla luce Ebe, dea della giovinezza, su un cespo di lattuga come a simboleggiare la freschezza di questo ortaggio.
Ed effettivamente cosa c’è di più fresco di una bella insalata? Grazie agli agricoltori, se ne gustano in tutto il mondo, ogni anno, ben 24,9 milioni di tonnellate!
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Il carciofo
Piante e mitologia, dalla leggenda ai giorni nostri
Il Carciofo, Cynara scolymus, dato il suo aspetto, è sempre stato associato alle persone scontrose e “spinose”, ma dal cuore tenero e dolce.
Probabilmente ciò trae origine da un’antica leggenda greca. La storia narra infatti di una bellissima ninfa di nome Cynara, chiamata così grazie ai suoi capelli color cenere e gli occhi verdi e viola.
Era alta e snella, insomma, una bellezza mozzafiato, ma orgogliosa e volubile! Zeus se ne innamorò perdutamente ma non fu mai corrisposto. Per tutta risposta il re degli dei, stufo e sconsolato, trasformò Cynara in un carciofo tenero e spinoso allo stesso tempo proprio come il carattere dell’amata.
Nacque così questo pungente ortaggio al quale restarono il colore verde e violetto dei suoi occhi ed il cuore tenero, proprio come sa esserlo quello di una bella fanciulla.
Una leggenda non è invece la coltivazione che nel mondo copre 130 mila ettari, con oltre 1,5 milioni di tonnellate, prodotte per il 60% nell’area mediterranea.
Il cavolo
Piante e mitologia, dalla leggenda ai giorni nostri
La storia che viene raccontata ai bambini quando chiedono come sono nati, è quella dei cavoli…
Per molti secoli, il cavolo è stato l’unico alimento che durante l’inverno poteva garantire il giusto apporto di vitamine e sali minerali nutrienti.
Da sempre simbolo di fecondità e di vita, perché veniva raccolto dopo circa 9 mesi dalla semina, ovvero da marzo a settembre, proprio come accade per la gestazione dei bambini.
La piantagione e la raccolta dei cavoli erano affidati alle donne, chiamate levatrici, proprio come quelle che aiutavano la futura mamma durante il parto, perché le contadine avevano il compito di recidere il “cordone ombelicale” che legava il cavolo alla terra; da qui la leggenda che i bambini si trovano sotto ai cavoli.
Le molte varietà della grande famiglia delle Brassicaceae vanno dai broccoli ai cavolini di Bruxelles, dal cavolo riccio a quello rosso, dal broccolo romano al cavolo nero toscano, dalle cime di rapa alla verza.
Viola, verde smeraldo, bianco oppure arancione, c’è davvero l’imbarazzo della scelta per chi vuole coltivare e per chi desidera sbizzarrirsi in cucina.
La vite
Piante e mitologia, dalla leggenda ai giorni nostri
Pianta nobile e generosa, la Vite è citata, sin dall’antichità, da famosi autori classici in migliaia di scritti, poemi e trattati.
Omero, Ovidio, Catullo, Plinio, molti le dedicano versi di vero e proprio sentimento: « … dove non c’è Vite non è vino e non v’è amore » arriva a scrivere Euripide.
Tantissimi sono anche i miti e le leggende che ritroviamo nelle tradizioni dei popoli antichi.
Ad esempio, un mito greco associa la scoperta del vino ad un caprone ed appartiene al ciclo mitologico legato alla figura di Oineo, un allevatore di Tessalonica (l’odierna Salonicco). Uno dei suoi pastori, dal nome alquanto indicativo di Stafilo (grappolo d’uva, in greco antico), si accorse che uno dei suoi capri si allontanava frequentemente dal gregge per brucare da una pianta di vite i suoi bei grappoli.
Quando si ricongiungeva con il gregge, l’animale appariva sazio e con un comportamento bizzarro. Accortosi di ciò, Stafilo raccolse i grappoli d’uva e li portò ad Oineo, il quale ebbe l’idea di schiacciare i grappoli e miscelarne il succo con l’acqua del fiume dove si abbeverava il gregge.
Da allora, secondo questa leggenda, la Vite ci allieta con il suo succo contribuendo ad alleggerire i nostri pensieri. Infatti, la produzione di vino nel mondo a tutt’oggi è poco sotto ai 260 milioni di ettolitri.
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L’arancio
Piante e mitologia, dalla leggenda ai giorni nostri
Questo frutto così bello e squisito non poteva non essere legato ad un mito.
Fu un certo Giovanni Pontano, umanista e scrittore degli inizi del ‘400, nel suo “De Hortis Hesperidum” a consacrarli come «pomi d’oro». Egli narra del giardino delle Esperidi, un luogo leggendario dove le tre ninfe Egle, Aretusa ed Esperia figlie di Espero dio della notte, coltivavano preziosissimi alberi.
A guardia e custodia di questa mitica oasi vi era un feroce serpente di nome Ladone, terribile animale dalle cento teste. Ercole, in una delle sue dodici fatiche, ucciderà il serpente e ruberà i frutti portandoli in dono a Euristeo, Re di Tirinto e Micene, che glieli aveva richiesti in quanto «mosso dal disio dei pomi», come raccontato dal Boccaccio.
Dove fosse questo mitico giardino non è dato sapersi, si sa invece che ad oggi nel mondo vengono coltivati milioni di ettari!