Perché favorire la messa al bando del glifosate nell’UE
Il glifosate (o glifosato) è un composto chimico ampiamente utilizzato come erbicida, introdotto sul mercato già negli anni Settanta. Agisce inibendo un enzima necessario alla crescita delle piante, ed è proprio per questo motivo che è usato per il controllo delle erbe infestanti nei campi coltivati.
Numerose ricerche scientifiche hanno evidenziato la sua tossicità per l'ambiente, gli animali, i vegetali e per gli esseri umani (es. rischio di cancro, disturbi neurologici e riproduttivi). Pertanto, il divieto europeo sull'utilizzo di glifosate rappresenterebbe una scelta importante per la tutela dell’intera popolazione.
La questione è ancora dibattuta tra la comunità scientifica e le agenzie governative.
Infatti, fino allo scorso 15 dicembre 2022 si poteva utilizzare il glifosato come sostanza attiva nei prodotti fitosanitari (vedi nomi commerciali), previa singola autorizzazione per ciascun prodotto da parte delle autorità nazionali.
Da quella data, però, la Commissione europea ha dovuto prorogare di un anno la scadenza dell’utilizzo del glifosate, poiché gli Stati membri non hanno raggiunto la maggioranza di voti necessaria per l’estensione della commercializzazione di tale sostanza attiva. Di conseguenza, la scelta del rinnovo o il divieto (messa al bando) slitta al 15 dicembre 2023.
La Commissione europea spiega che, in questo arco di tempo, l’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) potrà avere il tempo necessario per effettuare le rivalutazioni.
Considerazioni sulla messa al bando del glifosate
Detto tutto ciò, è giusto fare delle considerazioni su più fronti.
Alcune riviste di settore riportano un rischio, in caso di divieto, per quanto riguarda il “calo della produzione agricola” con rilevanti ricadute economiche e sociali. Dobbiamo essere coerenti almeno una volta, essere realisti e ragionare, perché la verità è un’altra. Il vero rischio è che se continuiamo ad impiegare il glifosate, anno dopo anno i suoli agrari diventeranno sterili e le persone sempre più malate. Ecco perché vi saranno ripercussioni economiche e sociali.
Inutile parlare di Green Deal europeo e transizione ecologica se la visione è sempre quella di favoreggiare le lobby dell’agrochimica. La verità è che quotidianamente mangiamo cibi contaminati da glifosate (e da altri 500 “principi attivi”) e la responsabilità è soprattutto degli Stati membri che consentono tutta questa situazione. L’Italia ha votato sì al glifosate. A sorpresa, invece, Germania, Francia e Slovenia si sono astenute e questo implica “un silenzioso sì” ed appena un briciolo di omertà.
Ricordiamo l’allarme scattato nel 2016, in Germania, in merito alla rilevazione di glifosate in 14 marche di birre tedesche. Torniamo a ricordare anche l’allarme scattato in Francia, nel 2020, in seguito a studi sulla presenza di erbicidi nelle urine di quasi il 100% dei francesi.
Per quanto riguarda l’Italia, tutto tace. L’unico territorio preso in esame negli anni è la regione Lombardia, ma i risultati completi degli studi effettuati sulla tossicità di tale sostanza non sono pubblici.
Il silenzio dilaga anche per quanto riguarda la possibilità di divulgare la soluzione all’inquinamento da glifosate. Evidentemente la parola “disinquinamento” non rientra nel vocabolario degli Enti preposti. Soprattutto se questo termine implica l’eliminazione dei residui chimici da terreno-pianta-frutto con BioAksxter®.
Nel caso ci fossero ancora dubbi sull’erbicida che uccide, riproponiamo un video (già condiviso lo scorso anno in un altro articolo).