LUCE E PIANTE: agricoltori fottuti dai fotoni
Sebbene sia noto che la quantità di luce assorbita dalla canopy (chioma della pianta) è correlata all’efficienza fotosintetica e quindi al comportamento vegeto-produttivo, dei fotoni, ossia delle “particelle” di luce proprie della radiazione solare e del loro comportamento, l’agricoltore conosce ben poco… ma non importa, i nostri produttori di cibo toccano con mano gli effetti della luce sulle piante.
Sanno che in un’estate assolata le colture subiscono uno stress da eccesso di radiazione luminosa e che il cielo coperto di un’estate piovosa alla lunga può provocare uno stress da carenza luminosa. Però quello di luce e piante è un aspetto che richiede alcuni approfondimenti. Infatti, un dato rilevante di cui non si tiene conto è quello della mancanza di luce alle piante dovuto alle polveri sottili, agli inquinanti chimici e radioattivi in quota.
Fattori abiotici: – 28% di luminosità
Insomma la qualità dell’aria influenza la luce. Scambi gassosi e scambi luminosi sono strettamente correlati e, purtroppo, l’inquinamento ha innalzato al 28% la mancanza di luminosità che penalizza il processo di fotosintesi clorofilliana.
Forse non è la sola penalizzazione, a giudicare dall’introduzione di nuove piante con meno clorofilla come lotta al cambiamento climatico (dovrebbero riflettere maggiormente la radiazione solare) o dalle mutazioni genetiche indotte artificialmente in embrioni vegetali o dal trasferimento di geni da una specie all’altra. Quale scienza guida gli agricoltori alla disfatta?
E l’idea di piantare alberi per compensare l’impatto ambientale? Non è forse l’ennesima assurdità, considerata la mole di incendi che stanno causando l’eliminazione dei polmoni planetari?! Milioni di ettari in fiamme, quest’anno in Russia e in America, si aggiungono a quelli dell’Amazzonia e dell’Australia dell’anno precedente.
E’ la luce dell’intelletto che manca all’uomo! Una sorta di proporzione aurea inversa, De Daemonis Proportione, dove la mancanza di luce alle piante sta alla mancanza di luce dell’intelletto umano come l’opera dell’agricoltore ovvero l’agricoltura sta al cibo.
Luce e piante: agricoltori fottuti dai fotoni
Si sa che la radiazione solare influenza fortemente il clima e l’attività biologica e che i raccolti globali sono a rischio se l’agricoltura non si adatta ai cambiamenti. Eppure si dà sempre maggiore importanza allo sfruttamento delle risorse naturali. In questo caso appunto la luce e le piante. Ci si abbandona a forme di resilienza (ad esempio, costruzione di pareti verdi in risposta al riscaldamento globale) piuttosto che guardare alle fonti ed ai relativi fattori di degrado e depauperamento dovute alle alterazioni dell’ecosistema. Non dimentichiamo che luce e piante sono dotazioni universali per la vita sul pianeta. L’agricoltura non può prescindere da questo fondamento.
Gli agricoltori oggi sono condannati a subire una cultura distorta, da essi stessi assunta, che origina tale realtà abiotica.
“Alla luce della situazione attuale” diremmo: agricoltori fottuti dai fotoni.
Involuzione o rivoluzione dolce? Tecnologia per la captazione luminosa
Uno studio rivela che in tempi in cui l’uomo combatteva per sopravvivere aveva raggiunto il massimo sviluppo delle sue capacità cognitive. Invece, quando questo bisogno è cessato, è subentrata una certa rilassatezza rendendo il suo cervello più apatico. Questo meno di 10.000 anni fa, con la nascita dell’agricoltura ed il conseguente sviluppo delle comunità. Vale a dire che l’istinto di sopravvivenza sveglia i cervelli, diversamente la regressione è garantita. Tuttavia, secondo quanto detto più sopra, non dovremo aspettare 3.000 anni per il trend genetico prospettato dallo studioso, ma, questione di sopravvivenza, sarà proprio l’agricoltore a trovare la via di uscita.
Nell’era della tecnologia, che ha sempre preceduto la caduta delle civiltà, segnata dai cambiamenti climatici con relative devastazioni e decimazioni delle popolazioni, proprio una nuova tecnologia, come una rivoluzione dolce, potrà riaprire le porte alla vita. Questa tecnologia ha già un nome, è già una realtà.
Gli agricoltori più avveduti la impiegano nelle loro coltivazioni ed hanno riscontrato i benefici: disinquinamento, rivitalizzazione e rigenerazione delle strutture e dei processi vitali delle piante. Luce per le piante! Luce per l’uomo.