La grande festa dell’Agricoltura
Da poco trascorse la Festa dei Morti, commemorazione religiosa dei defunti, ed Halloween la festa pagana che tra scherzetti e dolcetti esorcizza la morte, è bene chiedersi quale evoluzione ci consegneranno gli eventi futuri.
Cosa potremo festeggiare nel prossimo futuro? Eventi climatici estremi, agricoltura in difficoltà, produzioni scarse, carenza di cibo, già ora delineano lo scenario impietoso di una nuova celebrazione: lo sterminio planetario compiuto dall’umanità.
Non basta celebrare la giornata internazionale per la riduzione dei disastri naturali, non bastano bandiere ambientaliste, non basta parlare di agricoltura sostenibile.
Miliardi di parole disattese a cui ora si aggiungono altre parole non possono fare niente per sanare gli equilibri distrutti! E mentre tra una festa e l’altra i “debitori” riconsegnano la propria vita con una misera richiesta di salvezza – libera nos malo – non servono più nemmeno le preghiere.
Il mare, culla della vita?
Ancora negli anni ’40 Jacques Cousteau esaminando gli oceani nel profondo ci metteva in guardia sulla nostra direzione sbagliata, ma solo molto più tardi, il suo messaggio sull’urgenza di proteggere il nostro mare, veniva accolto dal governatore della California Schwarzenegger che ne sosteneva la causa con la produzione e narrazione dello straordinario documentario “Le meraviglie del mare”. In esso, la bellezza e la complessità della vita marina esaltata dalla regia di Jean-Michel Cousteau ci fa sì meravigliare, ma anche turbare. Ciò che rimane è forse la consapevolezza di quello che stiamo distruggendo, in mille maniere.
Alle 6 grandi isole di plastica, nate già negli anni ’70, che galleggiano in superficie, si aggiunga la plastica sospinta dai movimenti marini verso tutte le coste e quella in profondità … fino a undicimila metri. Parliamo della Fossa delle Marianne, a nord ovest dell’Oceano Pacifico, già deposito di scorie radioattive e di sostanze tossiche messe al bando in quegli anni. Milioni di m³ di spazzatura nucleare prodotti da centrali atomiche, laboratori di ricerca, attività militari, fabbricazioni industriali, applicazioni mediche…
Sorge spontanea una domanda: il mare, è ancora la culla della vita?
Nei mari si smaltisce praticamente “tutto”, non solo rifiuti da fonti terrestri, non solo combustibili esausti dei reattori nucleari o altri materiali radioattivi. E che dire poi dei fusti di scorie radioattive stivati nelle caverne sotterranee delle saline fin dagli anni ’60 che ora contaminano i sistemi acquiferi sotterranei fino a risalire in superficie. Dai sacchetti di plastica ai pesticidi, la maggiore parte dei rifiuti prodotti dall’uomo finisce in un modo o nell’altro in mare. Anche le navi e le piattaforme petrolifere fanno la loro parte. Nelle acque del Golfo del Messico, in seguito all’affondamento di una piattaforma di estrazione del petrolio, dal 2004 vengono dispersi in mare 17mila litri al giorno, un altro incalcolabile danno ecologico.
Dall’altra parte del mondo, in Giappone, ora si pensa di sversare nell’Oceano l’acqua radioattiva proveniente dai condotti di raffreddamento dei reattori di Fukushima. Più di un milione di tonnellate di acqua contaminata! E Madre Natura già all’opera con il suo programma di diluizione ci scatena un tifone, l’Hagibis. Venti a 210 km/h trascinano fuori dai depositi i contenitori delle scorie radioattive riversandoli nel fiume vicino e sparpagliandoli fino a 25 km di distanza.
Da est a ovest, da Nord a Sud, gli eventi catastrofici si susseguono senza sosta … E’ l’evidenza della più grande sconfitta della società umana.
Vogliamo festeggiare?
La festa di un disastro annunciato
Pure se non visibili, le sostanze tossiche fanno sempre ritorno all’uomo, anche in forma concentrata, tramite la catena alimentare. 86milioni di tonnellate di plastica navigano nei nostri oceani, ogni 100 gr di pesce 1 mg di plastica arriva al nostro organismo! La plastica arriva al nostro organismo anche da frutta e verdura, plastica assorbita dai campi della nostra agricoltura, integrata con il ciclo dell’acqua, non trasformata dalle piante.
Cosa vogliamo fare, una grande festa dell’agricoltura? La festa di un disastro annunciato?
Oggi l’umanità, quando non festeggia, fa a gara nello scaricare le responsabilità e poco si interroga sullo stato delle matrici di vita: la terra, l’acqua, l’aria. Si parla di agricoltura sostenibile, fin dagli anni ’90. Si parla e basta. E intanto la situazione è divenuta insostenibile. La festa è un momento di scarico della tensione psico-sociale? Sì, certo. Tra una festa e l’altra la gente si distrae e … non pensa. Le feste servono a nascondere i veri problemi? Il fatto è che di gioia pubblica, giubilo, baldoria, per citare il significato originario del termine “festa”, ne rimangono davvero poche e più realmente è il caso di dire “la festa è finita”.