La continuità delle specie vegetali
Le piante hanno un solo fine supremo, quello di garantire la continuità della specie. La crescita, a partire dalla germinazione del seme, lo sviluppo e tutte le fasi fenologiche come la fioritura e la fruttificazione, tutto converge verso questa meta. E piante che non sono ancora piante (semi, spore, frammenti o parti di piante, ecc.) sanno già come attuare questo programma. Sempre che ci siano le condizioni.
Così avviene la diffusione spontanea delle specie vegetali.
L’espansione delle comunità vegetali
Oltre alla diffusione spontanea dei vegetali, bisogna considerare la propagazione della comunità vegetale ad opera dell’uomo. Prima attraverso l’introduzione di piante alloctone e lo scambio di semi provenienti da tutto il mondo che hanno dato origine a naturalizzazioni ed invasività fino ad impattare sulla biodiversità. Poi attraverso lo sviluppo della tecnologia umana. Nel bene e nel male.
L’espansione delle comunità vegetali comporta una risposta adattativa all’ambiente.
Nella fitness evolutiva sono circa 400mila le specie vegetali nel mondo, 10mila quelle in Italia. Oltre 60mila le specie di alberi. Oltre 30mila le piante commestibili, 6mila quelle coltivate a scopo alimentare.
Da quando l’uomo coltiva le piante si dice siano trascorsi 12.000 anni, ma sebbene dal neolitico ad oggi gli stili di vita siano molto cambiati altrettanto non può dirsi della comprensione delle piante che rimane principalmente legata alla loro fisicità e al piacere ricavato, sia esso adornamento, cura, o sopravvivenza. Sebbene le piante abbiano sempre occupato un posto particolare nella vita dell’uomo, è il carattere di sfruttamento e governo delle risorse naturali ad emergere piuttosto che quello della loro conoscenza integrale e superiorità evolutiva.
L’evoluzione umana mossa dal profitto e concepita come conquista della natura, che conduce alla distruzione degli habitat naturali, conduce inevitabilmente all’autodistruzione. Ecco perché la diffusione spontanea delle specie vegetali muta in replicazione.
La replicazione delle specie vegetali
La replicazione delle specie vede la sua origine nella genetica vegetale, che si sviluppa nello studio del genoma e nella scoperta del DNA. Ma non vorremmo limitarci alla biologia molecolare e cellulare delle piante o perderci nelle biotecnologie che pericolosamente portano alle piante transgeniche, perché lo studio dell’evoluzione dell’ecosistema sulla Terra può meglio condurci alla conoscenza della programmatica primaria delle piante, una scoperta del ricercatore A. Mendini, che riguarda la pianta come progetto energetico e quindi la sua espressione nella materia.
Un progetto riguardante l’insieme dei programmi e sottoprogrammi che costituiscono la vita dei vegetali e di tutti gli esseri viventi e non viventi nell’universo.
Ogni mutamento fisico, chimico e biologico è subordinato ad una trasformazione energetica. Non a caso la pianta è l’unico essere capace di trasformare l’inorganico in organico e viceversa: una vera e propria onda di vita fatta di spazi e di tempi in scorrimento ossia perennemente variabili.
Non a caso le piante sono all’inizio della catena alimentare, regolano i rapporti tra gli organismi e garantiscono gli equilibri ecosistemici. Ecco perché di loro dovremmo averne estrema cura. Programmate per servire la catena alimentare, a ben osservare, in condizioni critiche cercano sempre di portare a termine almeno un frutto, e quindi di salvaguardare il seme, proprio per preservare la continuità della specie.
Le piante possono vivere in ogni angolo dell’universo
Sebbene le piante siano considerate un vero e proprio universo creativo ad esse è attribuita l’incapacità di crescere in assenza di gravità o in condizioni di microgravità come appunto in una navicella spaziale. Dobbiamo dire che le piante, se nelle giuste condizioni, possono vivere in qualsiasi punto dell’universo, proprio in virtù della loro programmatica primaria. Dunque, non solo i vegetali hanno contribuito a modificare l’ambiente terrestre attraverso la formazione di nuove generazioni vegetali, ma addirittura sono capaci di favorire la creazione di nuovi ecosistemi anche su altri pianeti.
Condizione primaria è la presenza dell’acqua, sostanza indispensabile per la vita, il cui programma trasforma e trasporta l’energia.
In breve, l’energia vitale delle piante ha una dimensione bioelettronica. Infatti, con particolari strumentazioni, è possibile intercettare segnali di tipo biologico che esulano dal consueto spettro elettromagnetico, un flusso di impulsi trasmesso da distanze astronomiche, a conferma che non siamo soli nell’universo.
Nondimeno, è possibile rilevare che le cellule vegetali captano pensieri ed emozioni umane, costituendo in tal modo un filtro depurativo planetario. E qui dovremmo aprire un discorso che riguarda le condizioni di vita delle piante ed il relativo grado di salute, la capacità di adattamento all’ambiente in relazione alla loro capacità percettiva.
Le condizioni di vita delle piante
Quello delle condizioni di vita è un problema che non solo riguarda le piante, ma tutti gli esseri che da esse dipendono, quindi anche noi esseri umani. Mai come ora, la necessità di mantenere equilibri e canoni della costruzione planetaria si mostra vacillante. L’uomo co-creatore è divenuto artefice di distruzione. Una grande battaglia. Una nuova caduta.
L’umanità chiamata a prendere coscienza della necessità di cambiamento degli stili di vita, di produzione e di consumo rimane vittima delle proprie scelte. L’inquinamento, il prodotto di quelle scelte, è ciò che resta della sua reazione contraria alle leggi morali naturali.
Inquinamento della terra, dell’acqua, dell’aria. Delle menti. Perché l’ambiente umano e l’ambiente naturale si degradano insieme. E le coltivazioni agrarie invece di produrre sacro cibo, celebrano sull’altare della Natura la perdita della dignità umana.
Alterazioni del programma primario. Estinzioni delle specie vegetali.
Alterazioni del programma primario, è ciò a cui noi sottostiamo. Estinzioni delle specie, ciò a cui andiamo incontro.
Le piante non sono più in grado di garantire la continuità delle specie. Tranne quelle coltivate con BioAksxter®.
L’impatto non guarda in faccia nessuno, non i professionisti, non gli opinionisti, non i centri di potere, non i politici, non gli economisti; né i ritardati né i ritardatari.
Inquinamento, perdita del programma, morte delle specie vegetali sono cause susseguenti e consequenziali dell’interferenza antropica.
Le piante coltivate con BioAksxter® (sostanzialmente energia in forma liquida programmata) sono in grado di autoregolare il proprio ambiente stabilendo le migliori condizioni di crescita. Di fatto, BioAksxter® rappresenta la migliore nutrizione vegetale perché la sua formulazione basata sulla programmatica primaria delle piante e dunque sulle relative trasformazioni energetiche consente di potenziare la vita degli organismi vegetali. Un antidoto contro la catastrofe. Ecco perché la qualità del cibo, oggi orientata in direzione contraria per modalità di coltivazione e stato dell’ambiente, in seguito ai trattamenti con BioAksxter® assume proprietà superiori. È la legge della restituzione.