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I terrazzamenti: quando l’uomo sposò la natura

I terrazzamenti: quando l’uomo sposò la natura

10 gennaio 2018 - BioAksxter®

Le Cinque Terre sono uno stretto lembo di terra a ridosso del mare posto lungo la riviera ligure di levante. Caratterizzate da una morfologia fatta di ripidi pendii e terreni scoscesi, per renderle coltivabili è stata necessaria un’incessante opera dell’uomo che ne ha gradualmente modificato l’aspetto realizzando i terrazzamenti.

In epoche antiche i fitti boschi originari vennero sostituiti a poco a poco dalla coltivazione della vite ed altre colture, attraverso la paziente realizzazione di muri a secco e il riporto di terreno coltivabile.

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I terrazzamenti, il simbolo più evidente di questo lavoro certosino, sono stati costruiti esclusivamente con massi d’arenaria sovrapposti a secco, scavati sul posto e spezzati solo se troppo grandi. Questi venivano riempiti di pietrisco e terra, senza l’impiego di alcun materiale di coesione. L’area terrazzata nel corso dei secoli ha raggiunto le superfici incredibili: circa 8 milioni di metri cubi di muretti a secco, 2.000 ettari per una lunghezza totale di oltre 6.500 km. Ma non è tutto! Sappiate che i terrazzamenti a fasce, i cosiddetti ciàn, si arrampicano fino ad un’altitudine di 450-500 metri sul livello del mare! Tutto assolutamente percorribile sulla monorotaia delle vigne, il trenino a cremagliera che arriva direttamente dal vuoto del precipizio: terrazzi carichi di uva, arte remota, un miracolo antico, profumi ed il mare color inchiostro…

Cosa sono i terrazzamenti?

I terrazzamenti sono delle opere di sistemazione in aree collinari e montane che consentono di rendere coltivabili terreni caratterizzati da forte pendenza. Considerati lavori di miglioramento fondiario, si tratta di opere fondamentali per la stabilizzazione dei versanti atte alla prevenzione dal dissesto idrogeologico e quindi utili per contrastare l’azione erosiva di frane e piogge intense.

Sostanzialmente si tratta di manufatti composti da una successione di muri a secco che modellano i versanti scoscesi trasformandoli in gradonate di terrapieni, livellandone la pendenza tanto da poter essere percorribili anche da mezzi meccanici.

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La realizzazione di queste opere determina, in termini di regimazione delle acque e sistemazione dei versanti, una sorta di equilibrio artificiale che va a sostituire in positivo le dinamiche evolutive naturali.

Ma una volta realizzati, i terrazzamenti non dovrebbero mai essere abbandonati, pena la rottura di questi delicati equilibri e l’accelerazione di quei fenomeni che proprio la loro presenza intende limitare. Se non sottoposti a regolare manutenzione, infatti, i terrazzamenti perdono le loro funzioni venendo progressivamente interessate da piccoli crolli e deformazione dei muri di contenimento, sino al completo collasso della struttura.

I terrazzamenti: una tradizione che rischia di morire

Oggi purtroppo, lo spopolamento delle aree rurali e l’abbandono delle attività agro-silvo-pastorali stanno provocato il disfacimento di questo prezioso agroecosistema. E non si tratta solamente della necessità di salvaguardare un sistema agricolo ma piuttosto di cultura e tradizioni che rischiano di perdersi per sempre.

In ambienti come questi quando viene meno la presenza dell’uomo, paradossalmente, arriva il degrado. I terrazzamenti infatti, hanno contribuito in maniera decisiva al sostentamento delle popolazioni locali creando un paesaggio unico al mondo tanto che il Parco Nazionale delle Cinque Terre è oggi inserito nella lista dei patrimoni mondiali dell’umanità UNESCO.

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Il Parco Nazionale delle cinque Terre

L’abbandono dei terreni, soprattutto quelli considerati marginali, porta anche a questa conseguenza: sprecare l’opportunità di utilizzare proficuamente le risorse naturali che abbiamo a disposizione e che andrebbero diversamente valorizzate anche nell’ottica dello sviluppo di colture di pregio strettamente legate ai territori (vedi DOC e IGP).

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