Fasi fenologiche: come favorire l’allegagione dei frutti
Tra le fasi fenologiche principali, quella dell’allegagione è maggiormente decisiva per la resa produttiva della coltura.
Le fasi fenologiche più che fasi di crescita e sviluppo delle piante potremmo definirle momenti di particolare attenzione e di massima tensione in cui l’agricoltore deve fare una scelta consona alla propria situazione agraria.
È un po’ come stare ai blocchi di partenza: non si può evitare lo scatto e non si può anticipare lo starter che dà il via alla gara. Figuriamoci se poi lo starter invece di sparare in aria spara sull’atleta … è quello che succede con uno sbalzo termico improvviso, una gelata tardiva o una lunga siccità, tutti fenomeni con cui l’agricoltore si deve misurare. Oggi l’agricoltore deve essere “atletico e disciplinato” per portare a termine il suo raccolto. Non diciamo al nostro atleta di mettersi le scarpe dopo che è partito, perché bisogna essere sempre pronti.
Per essere sempre pronti, bisogna innanzitutto conoscere. Conoscere il proprio terreno di gioco.
Che cos’è l’allegagione
L’allegagione è essenzialmente il passaggio da struttura fiorale a struttura carpica, ossia da fiore a frutto, quindi, interessa maggiormente il processo fecondativo e determina il potenziale di produzione dei frutti.
Ma come mai nella trasformazione dell’elemento fiorale il frutto può diventare carnoso come in una fragola piuttosto che secco come nella mandorla, ed il tessuto della buccia peloso come nella pesca invece di pruinoso come nell’uva? Aldilà della classificazione botanica, le infinite differenze di questi fenomeni naturali sono determinate dalla programmatica primaria della pianta e dai suoi specifici programmi. Quando parliamo di piante bisogna sempre e innanzitutto partire da questo concetto. Di conseguenza dobbiamo considerare ogni interferenza riguardante l’elaborazione del programma.
Quali sono le interferenze nell’epoca fenologica dell’allegagione?
Senza dubbio i fattori ambientali, sia biotici che abiotici, possono essere fonte di interferenza. Nello specifico l’andamento delle temperature, l’irradiazione luminosa e l’umidità se inadeguate alle necessità della pianta. Tuttavia, il fattore principale è lo stato della carica energetica del vegetale. Questo vale per tutte le fasi fenologiche. In sostanza, solo se la pianta ha energia riesce ad elaborare i suoi programmi.
La carica energetica di un organismo vegetale solitamente si identifica nell’ATP (adenosina trifosfato), definita la moneta energetica di scambio dell’organismo nel processo di respirazione cellulare o di fotosintesi clorofilliana tanto che si dice, la cellula per funzionare ha bisogno di energia. Fin qui tutti d’accordo, ma siamo nel 1700 ossia all’epoca dell’inizio della chimica moderna. Poi buio assoluto (forse questo ha permesso la scoperta della fase oscura della fotosintesi, nel 1905). Dobbiamo giungere verso la fine del 1900 con Mendini e la sua scoperta dell’energia in passaggio perpetuo per arrivare poi alle trasformazioni energetiche delle piante e alla creazione di un acceleratore della fotosintesi, il BioAksxter®, che fornisce energia utile a tutti i processi vitali delle piante riprogrammandone gli equilibri.
Tornando alla nostra allegagione, che sempre i processi vitali riguarda, dicevamo quanto fosse importante la carica energetica della pianta per fare fronte alle condizioni ambientali.
Poiché tra i fattori ambientali che influenzano le fasi fenologiche delle piante dobbiamo includere le condizioni metereologiche e le loro variazioni estreme dettate dai cambiamenti climatici, come è possibile essere sempre pronti?
La risposta è mantenendo alta la carica energetica in modo da far fronte a fenomeni improvvisi, imprevisti ed inaspettati di qualsiasi tipo che possano determinare, ad esempio, una scarsa o mancata allegagione (stress idrici, ma anche eccessi o carenze di umidità del suolo e dell’aria, scarsa irradiazione luminosa, temperature troppo alte o troppo basse, elevate escursioni termiche tra il giorno e la notte, ma anche forti attacchi di funghi e parassiti, grandinate, assenza di insetti impollinatori, eccessivi trattamenti fitosanitari e fitoregolatori nonché apporti di prodotti vari).
Programma in tilt
Il modo di coltivare è quindi determinante per il risultato perché quando la pianta ha poca energia si determina una caduta del programma e conseguentemente non è più in grado di espletare le proprie funzioni. Quando il programma va in tilt la pianta perde i suoi equilibri, ed è stress, perde le sue difese e si ammala, ma si può giungere anche alla morte della pianta e di una intera coltura.
Per questo i trattamenti con BioAksxter® sono fondamentali: la loro cadenza regolare e costante fornisce energia utile a tutti i processi vitali, assicurando risultati produttivi eccellenti.
Scarsa o mancata allegagione dei frutti
I frutti non hanno allegato? La produzione stagionale è compromessa?
La reattività della pianta non è stata sufficiente, mancavano le riserve di energia. Bastava coltivare con BioAksxter®…
La scarsa o mancata allegagione interessa particolarmente le colture destinate alle produzioni fuori stagione, come ad esempio il pomodoro durante il periodo invernale-primaverile, ma in annate recenti l’eccessivo innalzamento delle temperature nel periodo estivo, soprattutto in serra, è divenuto una costante causa di aborto fiorale.
Travolto dall’altalena climatica, l’agricoltore, dimentico di stare in pista col suo carattere atletico resistente alla fatica e disposto allo sviluppo armonico, ora si trasforma in pessimo ballerino disponendosi sulla scena del suo teatro agricolo con una piroetta, un salto ed un saltello ed infine una scosciata. Improvvisa un nuovo intruglio, abbonda con l’azoto, regola con gli ormoni, mette l’acqua toglie l’acqua, e vai… un lancio di insetti. Nei giorni seguenti stimola l’induzione fiorale, coadiuva la crescita, favorisce l’impollinazione, stimola la moltiplicazione cellulare, incoraggia il metabolismo, evoca i flussi nutrizionali.
Ma niente allegagione, il risultato è penoso.
I trattamenti con BioAksxter® durante tutto il ciclo colturale avrebbero fatto fronte a deficienze fisiologiche come lo stress da calore o lo stress idrico avversi allo sviluppo del fiore, avrebbero aumentato la vitalità del polline promuovendone il processo di fecondazione. Avrebbero consentito una allegagione ottimale ed in sostanza la riprogrammazione della pianta nelle varie fasi fenologiche evitando scadimenti quantitativi e qualitativi dei frutti.
Colture di melo trattate con BioAksxter®