Contaminazione da PFAS nelle aree agricole e nell'ambiente
Si ritiene che la reputazione di un territorio sia un valore prezioso per la crescita economica, il turismo ed in definitiva per il benessere sociale. Tutto cambia però quando si tratta di una cattiva reputazione.
Negli ultimi anni stanno salendo alla ribalta, e non certo per merito, situazioni ambientali e sanitarie riguardanti varie regioni Italiane, prime fra tutte Veneto, Piemonte e Lombardia. La cattiva reputazione di questi territori è causata, possiamo dire ironicamente in maniera “persistente”, dalla cattiva gestione dei PFAS. Per chi non lo sapesse i PFAS sono degli inquinanti indistruttibili. La loro azione persistente ha iniziato a causare proteste nella popolazione che in seguito agli studi desecretati ha scoperto di subire da tempo gli effetti di tali veleni.
Cosa sono le PFAS
Le Pfas sono sostanze chimiche inquinanti resistenti ai processi di degradazione ambientale (biodegradazione, ossidazione, idrolisi, fotolisi ecc.) presenti e persistenti sia nel suolo, sia nell’aria e nell’acqua. Prodotte industrialmente a partire dagli anni ’40, queste sostanze perfluoroalchiliche a concentrazione variabile (oltre 10.000 composti) sono costituite da atomi con legami carbonio-fluoro che presentano un’elevata stabilità chimica e termica rendendo le superfici impermeabili all’acqua, ai grassi e allo sporco.
Le Pfas sono utilizzate infatti nella produzione di tessuti, carte e cartoni compresa la carta igienica, di prodotti con proprietà idrorepellenti e oleorepellenti (ad esempio, prodotti antimacchia, tessuti impermeabili per indumenti e scarpe, pentole antiaderenti, tappeti, contenitori per alimenti), di detergenti, solventi e prodotti a spruzzo, materie plastiche e derivati, schiume antincendio, nei processi di cromatura, nella concia delle pelli, nella lavorazione del petrolio e nei sistemi di erogazione dei carburanti, nella produzione di semiconduttori, anche per produrre farmaci, cosmetici ed apparecchiature medicali, e non solo perché riguardano pure la gestione dei rifiuti (percolato delle discariche), gli scarti di lavorazione, componenti ed additivi di oggetti in disuso e manufatti.
Rilasciate durante il processo di fabbricazione, queste sostanze si diffondono attraverso l’aria e nelle acque sia esse di superficie che sotterranee, dunque anche nelle acque potabili, accumulandosi pericolosamente nei terreni, nei cibi, nel sangue e negli organi compromettendo la salute poiché tossiche per gli organismi vegetali, animali ed umani.
PFAS e Agricoltura: fonti di contaminazione dei suoli agrari e impatto sulle aziende agricole
La contaminazione da Pfas interessa anche l’agricoltura attraverso la contaminazione dei suoli ed il conseguente impatto sulle aziende agricole perché, oltre alla scarsa qualità del prodotto agricolo coltivato, la reputazione del territorio gravata da tale contaminazione apporta perdite economiche dovute allo spostamento dell’attenzione sul problema della salute umana e quindi a stagnazioni del mercato.
Le fonti inquinanti sono innanzitutto i terreni che svolgono un ruolo di serbatoio poiché tali sostanze soggette a bioaccumulo aumentano progressivamente per effetto del loro insediamento nel materiale biologico. Lo sono anche le acque, sia esse di superficie che di falda e quindi le acque d’irrigazione per le quali non esistono limiti-soglia sufficientemente protettivi nei confronti della salute umana.
Anche lo spargimento di fanghi da reflui civili ed industriali, compost dei depuratori provenienti da realtà agroindustriali del territorio e ammendanti compostati da fanghi destinati direttamente all’utilizzo agronomico costituisce una fonte di contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) che interessano i prodotti agricoli del nostro Bel Paese e dell’Unione Europea.
Le Pfas, inoltre, si trovano nei pesticidi dove vengono utilizzate come additivi, come rilevato nello studio effettuato da Peer, un gruppo di scienziati ambientalisti americani.
Nel New Hampshire i pesticidi fluorurati contenuti nel quasi il 70% di tutti i nuovi pesticidi, considerati particolarmente efficaci nel contrasto ai parassiti delle piante, sono stati rilevati fino a 91 centimetri di profondità in tutti i campioni osservati, così come in altri suoli coltivati negli Stati Uniti, ma anche in Danimarca e Paesi Bassi.
Visto che le attenzioni per la salute umana connesse con le PFAS non dovrebbero concentrarsi solo sul biota e sull’acqua potabile, ma anche sul consumo di frutta e verdura, le aziende agricole anziché subire i danni ambientali causati dalle industrie o prestarsi a mettere i filtri che non funzionano, potrebbero collaborare a favore degli equilibri ambientali, ed in definitiva delle proprie tasche, introducendo BioAksxter® nelle coltivazioni. Che cos’è BioAksxter®? È l’unica tecnologia in grado di rispondere in modo rapido e risolutivo, senza cedere allo scontro fra salute e profitto.
Rischi per la Salute Umana
I PFAS sono in gran parte di ciò che mangiamo, beviamo e usiamo. Rinvenuti anche sull’Himalaya e nell’Artico dove non ci sono sorgenti emissive, rappresentano un problema urgente di sanità pubblica che affligge persone e comunità in tutte le nazioni.
In Europa e nel Regno Unito, sono oltre 17mila i siti dichiarati contaminati da Pfas, in Italia 1600. Esistono mappe, rilevazioni, commenti, pareri, proteste, denunce di ogni genere per queste sostanze che ormai si trovano ovunque. Se non fosse che “mal comune è mezzo gaudio” potremmo dire che l’umanità è arrivata al culmine dell’autolesionismo.
Secondo l’EPA (Environmental Protection Agency) l’acqua di circa 26 milioni di persone negli Stati Uniti è contaminata da livelli pericolosi di queste sostanze chimiche tossiche. Ulteriori analisi calcolano che oltre 200 milioni di americani potrebbero avere una qualche forma di PFAS nella loro acqua potabile.
Uno studio cinese condotto nel 2017 ha testato le prese idropotabili in 79 città evidenziando che le PFAS sono presenti nel sottosuolo di tutto il Paese.
In Germania le Pfas sono state rilevate nei serbatoi sotterranei di acqua destinata all’uso umano e con concentrazioni molto elevate.
In Svizzera lo studio condotto dall’Università di Zurigo di scienze applicate e Agroscope centro di competenza per la ricerca agronomica, presenta una mappatura con il ritrovamento di Pfas nell’80% dei suoli superficiali esaminati ovunque, a livelli medi di 1,4 µg/kg con punte di 6 microgrammi nella zona del Ticino.
In Danimarca queste sostanze sono state trovate nelle uova biologiche provenienti da allevamenti di polli in tutto il paese in conseguenza dei mangimi a base di farina di pesce.
Tra i casi eclatanti di inquinamento da Pfas registrati in Europa, c’è l’Italia con il fiume Po. E ci sono anche le emissioni in atmosfera.
Sui PFAS, inquinanti indistruttibili o eterni che dir si voglia, si è espressa anche l'Associazione italiana medici per l'ambiente (Isde) che avendoli associati a diverse patologie oncologiche ha lanciato un’emergenza sanitaria.
La contaminazione da Pfas riguarda anche disfunzioni del sistema immunitario, problemi al sistema nervoso centrale, disturbi endocrini, malattie metaboliche, patologie riproduttive ed infertilità.
In realtà le soglie di inquinamento tollerabili nella biosfera, non sono compatibili con la salute umana.
In tutto il mondo stiamo riscontrando effetti sulla salute a concentrazioni sempre più basse (siamo passati dai µg/kg microgrammi per litro ai ng/l nanogrammi per litro) sia perché i Pfas vengono rilasciati continuamente nell’ambiente e dunque i valori di tolleranza avrebbero un unico valore accettabile pari allo zero, sia perché la propagazione di questi composti nell’atmosfera e la diffusione nell’idrosfera sono ormai globalizzate: allo stato delle conoscenze la presenza di PFAS nelle acque di pioggia costituisce una circostanza seria ma anche una fenomenologia per certi versi irreversibile che può influenzare il funzionamento del sistema Terra (pubblicato dall’Italian Journal of Groundwater, fonte prof. Ian Cousins del Dipartimento di Scienze Ambientali dell’Università di Stoccolma).
Come ha dichiarato il ricercatore A. Mendini fin dagli anni ’80, riferendosi alla tecnologia disinquinante che basa su un grande apporto di energia “a costo zero” (trasferita alla nostra collettività con le formulazioni BioAksxter® per l’agricoltura e Almen XM236 decontaminante per l’ambiente):
“occorre un correttivo… ossia un prodotto tecnologico nato da una scienza avanzata, proprio per riparare gli sbagli tecnologici”.
Strategie per la gestione e la bonifica dei terreni contaminati da PFAS
Le Pfas, che si aggiungono ai più conosciuti pesticidi, DDT e diossine, si trovano disperse in ogni angolo del pianeta ed affidate alla memoria sotto la voce disastri ambientali.
Anche in questo caso, ad acquetare le persone ecco lo strumento della promessa e della risoluzione, il tempo: da un lato il processo infinito tra udienze e respingimenti, poi forse la condanna, più certa la prescrizione, dall’altro lato la messa in sicurezza del sito che non avviene ed infine la bonifica che non esiste. Tutto rimane irrisolto, come si vuole.
Cosa fare? Ci sono ancora quelli che si interrogano sui filtri a carboni attivi, piuttosto che al ricorso alle colture agroforestali ossia alla piantumazione di alberi o alla phytoremediation ossia alla bonifica ad opera di piante acquatiche, fino alle fantomatiche opere di bonifica dei siti inquinati, allo scopo utopico di rimuovere o confinare i PFAS.
Il procedimento di bonifica, allo stato dei fatti, giace a livello di analisi di rischio e risultati delle attività di indagine ambientale legati però soltanto alla modellistica ed agli strumenti di simulazione, tranne qualche campionamento e rapporto di prova delle acque ove ricercate. Più che altro, strumenti predittivi che non hanno nulla a che fare con l’effettiva bonifica dei siti contaminati. Il che equivale a “non sappiamo cosa fare”.
Infatti, le rilevazioni delle Pfas nei suoli, se rinvenute, sono quanto mai rare e di vecchia data e concluse con frasi tipo “l’eventuale presenza di PFAS nei suoli deriva principalmente dall’utilizzo di acque irrigue contaminate” oppure “ulteriori approfondimenti potranno essere condotti su terreni in situazioni di potenziale impatto”. Comprendiamo quindi perché nei luoghi dove si ordina di bere o cucinare o di lavarsi con l’acqua minerale i controlli delle colture biologiche passano in sordina, anche se lì si irriga con la stessa acqua vietata.
Vogliamo continuare con la sottostima della pericolosità e dei fattori di rischio? Con lo scaricabarile fra Istituzioni, Enti ed Agenzie? Con la secretazione degli studi sugli effetti sulla salute, piuttosto che la secretazione dei siti contaminati o delle analisi del sangue della popolazione? Preferiamo l’abbassamento “sulla carta” ovvero “a parole” dei limiti di concentrazione nelle acque alla scelta giapponese di abbandonare le proprie scorie nell’Oceano, convinti che si è ancora lungi dal poter trovare applicazioni e soluzioni su larga scala?
Per quanto ci riguarda, in quanto produttori delle formulazioni disinquinanti per l’agricoltura e per l’ambiente create dal ricercatore A. Mendini, l’emarginazione delle nostre avanzate soluzioni di purificazione unita alla discriminazione della conoscenza e le mancate direttive tese a decontaminare e risanare agricoltura ed ambiente nel modo più sicuro e nel minor tempo possibile, non possono più restare nascoste dallo spillover tecnologico negativo generato.