Coltivare finocchi: varietà, coltivazione, avversità e raccolta
Molti si cimentano nella coltivazione dei finocchi, alcuni ottengono buoni risultati, altri no…
Coltivare finocchi non è semplicissimo, ma con gli accorgimenti giusti ed un piccolo segreto si possono ottenere belle soddisfazioni.
Finocchi coltivati con BioAksxter®
Come coltivare finocchi: 3 cose da sapere
Cos’è il finocchio?
Il finocchio (Foeniculum vulgare) è un’ombrellifera coltivata un po’ dovunque in Italia tanto che sul mercato può essere facilmente reperito durante tutto l’anno. Il finocchio coltivato (o dolce) è una pianta annuale o biennale con radice a fittone che può raggiungere anche il metro d’altezza. La parte edibile è il grumolo (ovvero il complesso delle guaine delle foglie basali) di colore bianco che si sviluppa alla base della pianta.
Dove piantare il finocchio?
Prima di coltivare i finocchi, è importante sapere che il finocchio rifugge i terreni particolarmente compatti e crostosi preferendo, invece, substrati di medio impasto tendenti allo sciolto, freschi e ricchi di sostanza organica.
Per quanto riguarda la rotazione, non è opportuno coltivare finocchi per più anni nello stesso appezzamento o dopo specie della stessa famiglia (carota, sedano, prezzemolo). Si tratta di una coltura che, invece, si esprime al meglio se inserita tra due colture in rotazione; ad esempio, dopo il grano e prima di una rinnovatrice (es. leguminosa).
Quali sono le principali varietà di finocchi?
Diverse le varietà di finocchio a disposizione dell’agricoltore: diamante, cristallo, dolce di Firenze, di Chioggia, o Romano. Altra categoria è il finocchio grosso d’Italia che è più coltivato al centro-sud con varie denominazioni quali finocchio di Sicilia, di Messina, di Napoli, etc.
Finocchi coltivati con BioAksxter®
Tecnica colturale del finocchio
La coltura del finocchio si può attuare sia per semina diretta che da trapianto di piantine con pane di terra. Per quanto riguarda le epoche d’impianto, nel nord Italia le semine possono iniziare a giugno ed ultimarsi in agosto, mentre nel meridione possono proseguire per tutto settembre ma anche oltre. Relativamente al trapianto, al nord il periodo più indicato va da metà luglio a metà agosto; nelle zone a clima mite – per produzioni autunno-vernine – inizia a settembre e si può protrarre fino a novembre.
Durante il ciclo, è opportuno praticare sarchiature, adacquature (solo se necessarie) ed accurate rincalzature per favorire la formazione di grumoli bianchi e compatti. Questa tecnica (imbianchimento) consente di migliorare sia la qualità che l’aspetto e va eseguita circa 15/20 gg prima della raccolta quando i grumoli sono quasi completamente formati.
Malattie del finocchio
Molteplici sono le avversità che possono colpire la coltivazione del finocchio: peronospora, oidio e sclerotinia. Quest’ultima è sicuramente la malattia più dannosa in quanto, una volta innescata, danneggia irrimediabilmente il grumolo. La parte aggredita dal fungo marcisce e si ricopre di un feltro bianco rendendo il finocchio inadatto alla commercializzazione.
Come superare efficacemente le malattie della coltivazione del finocchio?
La migliore arma per scongiurare problematiche come la sclerotinia e limitare l’incidenza delle malattie consiste nell’attuare adeguate pratiche di prevenzione. Con la sua unicità, l’impiego dei formulati disinquinanti BioAksxter® si è dimostrata la più efficace in quanto consente di innalzare il livello di resistenza del vegetale verso qualunque tipo di avversità (clima, patogeni, parassiti). A ciò si aggiunge la capacità miglioratrice di BioAksxter® di ripristinare la funzione trofica del terreno anche se afflitto da grave stanchezza e malattie resistenti.
I benefici dell’impiego di questa innovativa formulazione sono molteplici: terreni equilibrati e fertili, drastica riduzione delle malattie, produzione omogenea, grumoli bianchi, consistenti e compatti i cui tessuti non spaccano anche in caso di eccessiva umidità in quanto, con l’impiego di BioAksxter®, la pianta del finocchio presenta un metabolismo ottimale.
La migliore qualità intrinseca dell’ortaggio e la presenza degli antiossidanti consente di incrementare conservabilità e commerciabilità (ad esempio, non è necessario il lavaggio con l’acido citrico normalmente impiegato per evitare l’ossidazione del grumolo) per soddisfare al meglio la richiesta del mercato ma, soprattutto, permette di fornire al consumatore finocchi privi di residui chimici, dal sapore pieno e rinfrescante, che sorprende anche chi non apprezza particolarmente il finocchio.