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Aridocoltura: pratica sostenibile o insostenibile?

Aridocoltura: pratica sostenibile o insostenibile?

05 maggio 2023 - BioAksxter®

Con il termine aridocoltura o dry farming si intende la coltivazione di piante in clima semi-arido e priva di irrigazione. Questa pratica, infatti, mira ad ottimizzare lo sfruttamento degli apporti idrici naturali (precipitazioni atmosferiche, corsi d’acqua limitrofi, ecc.), consentendo la coltivazione solo di determinate colture: le cosiddette piante aridoresistenti.

Piante da aridocoltura e tipologia di terreno

Cosa coltivare in aridocoltura? Quali sono le piante resistenti allo stress da siccità?
Di seguito elenchiamo le possibilità.

  • Coltivazioni arboree: vite e ulivo.
  • Coltivazioni cerealicole: colza, girasole, grano duro, orzo e avena.
  • Coltivazioni orticole: patata, cipolla, aglio e melone.

Il tipo di terreno che più si presta alla pratica dell’aridocoltura è quello argilloso perché ha un’ottima capacità di ritenzione idrica rispetto ad altre tipologie di suolo.

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La mancanza d’acqua in aridocoltura e le ripercussioni agro-ambientali

La risorsa acqua è un bene prezioso la cui progressiva scarsità è sempre più un problema planetario. Sebbene la mancanza d’acqua sia sentita in maniera differente nel mondo, anche i Paesi con maggiori risorse idriche stanno iniziando a soffrirne, in particolare dal 2022.

Secondo i dati della FAO, il 70% dell’acqua (potabile) globale è impiegata in agricoltura. Questo dato ci fa capire quanto l’acqua sia un fattore chiave per il settore e quanto l’aridocoltura sia una pratica spesso insostenibile in numerose aree geografiche del mondo.

Infatti, dobbiamo ben tenere a mente che l’insufficienza d’acqua in agricoltura può causare:

  • mancato sviluppo vegetativo e moria delle piante
  • diminuzione delle produzioni agricole e conseguente indisponibilità di cibo
  • riduzione della qualità dei prodotti agricoli
  • prodotti agricoli di basso valore commerciale
  • scarsità di ritenzione idrica o scarsa capacità drenante del terreno

Un effetto rilevante della coltivazione in regime di aridocoltura è il calo della biodiversità. Se da un lato vi è il risparmio idrico, dall’altro lato vi è un problema ambientale da non sottovalutare. Quindi, l’aridocoltura può essere effettivamente definita una pratica sostenibile?

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Scarsità delle risorse idriche: come mitigarne gli effetti

La gestione efficiente delle risorse idriche in agricoltura richiede una combinazione di strategie e di soluzioni che tengano conto delle specificità del territorio e delle esigenze delle colture. Preservare la disponibilità idrica nel suolo significa evitare perdite per evaporazione del terreno e traspirazione della pianta.

Pertanto, in aridocoltura sono richieste pratiche di gestione del suolo che favoriscano la capacità di ritenzione idrica e la capacità drenante come:

  • la scelta di tipologie di piante a radici profonde
  • la semina su sodo o da sovescio
  • la copertura del suolo tramite pacciamatura o l’inerbimento in modo da trattenere l'umidità
  • la somministrazione del fertilizzante disinquinante BioAksxter®

In tal senso rispolveriamo un test che ben fa comprendere l’utilità di BioAksxter®:

Test di germinazione frumento in sabbia desertica

La formulazione Mendini brevettata nel 1981 (denominazione BioAksxter® dal 2002) è stata presa in esame da vari Enti ed Università in diversi contesti (laboratorio, campo, serra ecc.)

Tra questi, di seguito documentiamo un test di germinazione risalente al 2001 condotto su frumento varietà Maestra trattato e non trattato. Il seme selezionato, posto il 25/09/2001 in Piastra di Petri con sabbia desertica (4 gr), è stato contrassegnato in blu per il non trattato e rosso per il trattato.

Nelle foto è evidente il risultato: il seme trattato presenta un netto vantaggio nella germinazione e nello sviluppo. Inoltre, il terreno trattato (sabbia del deserto) evidenzia una maggiore capacità di ritenzione idrica (riscontrabile nella colorazione più scura) ed un minor consumo d’acqua (riscontrabile nello sviluppo dei semi di frumento).

BioAksxter-test-di-germinazione-frumento-in-sabbia-desertica-2001.jpg
stato al 03/10/2001

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stato al 04/10/2001

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stato al 06/10/2001

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stato al 08/10/2001

Impatto dei cambiamenti climatici in aridocoltura

I cambiamenti climatici stanno già avendo un impatto significativo nella coltivazione in ambiente arido. Nell’arco di poco tempo si può passare da fenomeni di ondate di calore estreme ad inondazioni improvvise, come in Pakistan, uno dei Paesi che più in assoluto pratica l’aridocoltura. Conditio sine qua non.

In zone a clima caldo-arido, inoltre, può sommarsi il fenomeno irreversibile della desertificazione.

Tali situazioni mettono le coltivazioni in condizioni di stress abiotico, compromettendone seriamente la produttività. Pertanto, non si pensi che le rese in regime di aridocoltura diano il massimo.

In generale, gli effetti dei cambiamenti climatici nell'aridocoltura possono avere gravi conseguenze sulle economie locali e sulla sicurezza alimentare dei consumatori. Per mitigare tali effetti, sono necessarie politiche e strategie di adattamento che prevedano la gestione sostenibile delle risorse idriche, la diversificazione delle colture, l'utilizzo di tecniche di agricoltura di precisione e la promozione di pratiche agricole che preservino il suolo, a partire da BioAksxter®, riparatore dell’agro-ecosistema.

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