Anno nuovo, vecchi problemi
Ecco un altro anno lasciato alle spalle. Ma, “passata la festa, gabbato lo santo” … I botti di fine anno non tolgono i problemi, forse solo qualche arto agli imprudenti.
Problemi come inquinamento, effetto serra, cambiamento climatico, toccano noi tutti. Già nel 2007 l’IPCC (International Panel on Climate Change), un gruppo di scienziati che ha studiato il cambiamento climatico, dichiarò che il “riscaldamento del sistema climatico è inequivocabile ed evidente osservando la temperatura media dell’aria e degli oceani a livello mondiale, lo scioglimento globale di neve e ghiacciai e l’incremento del livello medio dei mari”. Dodici anni (quest’anno tredici) sono ormai passati e soluzioni applicabili non se ne vedono!
Da anni sentiamo ormai parlare di questo benedetto “effetto serra”, ma non approfondiamo, non ci interessiamo, piuttosto pensiamo a cose frivole. Tale fenomeno è legato al fatto che alcuni gas presenti in atmosfera (tra cui la CO₂) permettono l’entrata in atmosfera dell’energia termica (emessa dal Sole) ma ostacolano l’uscita della radiazione infrarossa emessa dal pianeta. Ciò permette la vita, ma il problema è che negli ultimi anni la concentrazione di questi gas in atmosfera è aumentata notevolmente, causando un innalzamento anomalo delle temperature a livello mondiale, con conseguenti differenze rispetto al clima a cui eravamo abituati.
Riscaldamento globale, effetto serra e cambiamenti climatici: un inarrestabile circolo vizioso
Di recente nel nostro articolo Ad un anno da Vaia abbiamo ricordato quello che è successo nel caso dei boschi del nord Italia alla fine del 2018, un fenomeno dovuto al cambiamento climatico. Allo stato attuale ancora molti versanti sono incolti, determinando un forte rischio per la popolazione in seguito a fenomeni di erosione. Per non dimenticare poi il fenomeno dell’acqua alta a Venezia. In questi ultimi anni il livello dell’acqua è sempre più spesso purtroppo sopra il livello di attenzione.
Perdite di suolo in aree rurali e … non solo
Nonostante la crisi economica, si continua a cementificare e vengono perse quote di suolo anno dopo anno. A livello nazionale il rapporto ISPRA 2019 ha documentato come, nel nostro Paese, ogni 2 secondi vengano persi 2 metri quadri di suolo in seguito a cementificazione. Nelle metropoli ad alta densità si stima una perdita di suolo pari a 24 metri quadri ogni ettaro di area verde.
Le piante svolgono un ruolo fondamentale, infatti con una riduzione della superficie occupata dai vegetali si creano problemi prima di tutto al suolo. Un suolo senza piante è meno strutturato, ha una capacità di trattenere meno l’acqua, con rischi di erosione molto elevati. Le piante sono anche in grado di assimilare CO₂, utile al processo della fotosintesi, ma riducendo il numero di alberi e piante questa capacità viene meno e cresce inoltre l’input di inquinanti nell’atmosfera e nel suolo. Risultato? Aumento dell’effetto serra.
Nelle zone rurali col tempo sempre meno aree sono dedicate al bosco ed all’agricoltura. Da segnalare inoltre un grosso problema per il settore primario e non solo, la desertificazione. Un suolo desertico non è più coltivabile, causa la sua bassa fertilità. Le cause sono diversificate: riscaldamento climatico, incendi, ecosistemi fragili, rottura degli equilibri biologici, urbanizzazione, inquinamento del suolo, deforestazione, pratiche agricole invasive, mancanza di precipitazioni.
L’Italia com’è messa? Si stima che già il 4,3% del territorio nazionale può considerarsi sterile. In Sicilia, la regione più colpita dal fenomeno, il 70% della superficie è a rischio desertificazione. Dati allarmanti. Allargando la situazione a livello mondiale oltre 100 nazioni sono toccate dal fenomeno, con un rischio di desertificazione che colpisce il 70% delle terre emerse sul nostro pianeta.
Il maggiore responsabile è l’uomo
Potremmo dire che fenomeni di cambiamento climatico sono sempre avvenuti, con alternanza di periodi caldi (es. tra l’anno 1000 d.C. ed il 1400 d.C.) e freddi (la Piccola Era Glaciale, tra il 1400 d.C. ed il 1900 d.C.), e che questi fenomeni erano legati a cause naturali, come l’attività vulcanica. Nell’ultimo secolo si nota però un incremento delle temperature medie globali mai riscontrato nella storia del pianeta. Facendo “uno più uno” è facile collegare questo andamento alle attività umane.
Siamo passati dalla mucca nella stalla alla macchina nel garage, Goethe nell’800 col suo “Viaggio in Italia” è passato alla Storia ora tutti viaggiano ovunque, testimoni del nostro tempo sono le lunghe file di camion sulle autostrade mentre nei nostri cieli passano mediamente quasi 10.000 aerei ogni giorno. Tutta roba che arriva anche alla nostra agricoltura! Il settore agricolo però non è esente da colpe in merito all’inquinamento.
Non per niente il cosiddetto settore primario, è anche il primo ad incidere sull’ecosistema a partire dal terreno, per poi arrivare all’acqua e all’aria. E’ di questi giorni la protesta degli agricoltori tedeschi a Berlino che con oltre 8.000 trattori hanno manifestato contro la stretta sull’uso di pesticidi, concimi e liquami imposta dal Governo a favore dell’ambiente. Quindi ulteriore inquinamento e assoluto menefreghismo della questione ambientale da chi per primo dovrebbe averne cura.
Responsabilità dell’agricoltura
Il comparto agricolo (vedi coltivazione erbacee ed arboree, allevamenti) e boschivo sono fondamentali per mantenere l’equilibrio nel nostro pianeta. Quest’ultimo, oltre al ruolo fondamentale legato all’assorbimento della CO₂, è importante nel contenimento di fenomeni erosivi e di conseguenza nella prevenzione delle catastrofi naturali.
Per quanto riguarda l’agricoltura le difficoltà di produzione in questi ultimi anni sono sotto gli occhi di tutti. L’aumento di patologie sempre più pericolose per le colture e le difficoltà nella loro gestione sono ormai un dato assodato ed evidente. Le difficoltà sono legate soprattutto all’effetto serra, ai cambiamenti climatici ed al veloce adattamento dei parassiti agli antiparassitari applicati nonché alla perdita della fertilità biologica dei terreni.
Risultato? Difesa sempre più complicata, incapacità della pianta di reagire, uso sempre più abbondante di prodotti chimici con introduzione di nuovi inquinanti nell’ambiente. Anni di uso massiccio della chimica hanno reso i suoli sterili e improduttivi, con difficoltà sempre maggiori nel garantire la sostenibilità ambientale, oltre che quella economica delle aziende agricole. Ormai ridurre gli input non è più sufficiente in quanto le dinamiche di degradazione naturale sono fortemente compromesse ed i tempi sono molto lunghi e incompatibili con la sostenibilità economica delle aziende.
BioAksxter®: l’ultima ancora di salvezza
La continua immissione di agenti inquinanti ha determinato una situazione di inquinamento ambientale difficilmente sostenibile. Anche un limitato o nullo apporto di queste sostanze non sarebbe sufficiente a ridurre l’inquinamento accumulato nei nostri suoli che, come indicato nel grafico sopra, è causa di un circolo vizioso. L’unica soluzione viene dalla tecnologia di BioAksxter®!
BioAksxter® infatti permette di degradare rapidamente le molecole contaminanti immesse nell’ambiente, trasformandole in strutture organiche di assorbimento, riducendo così l’inquinamento ed aumentando le autodifese delle piante, con necessità di minori input sulle colture.
L’impiego di questa tecnologia su larga scala, non solo manterrebbe la fertilità dei suoli soddisfacendo il fabbisogno agricolo, ma avvierebbe un processo di riparazione dell’ecosistema grazie alla trasformazione degli inquinanti nei terreni e conseguentemente nelle falde acquifere e nell’atmosfera.
Che dire? Un nuovo anno è ormai arrivato, ma i vecchi problemi purtroppo rimangono. La soluzione c’è, anche se i nostri appelli continuano purtroppo a rimanere inascoltati. Chissà che cambi qualcosa…