Ad un anno da Vaia
Il 29 ottobre 2018 la tempesta Vaia con il suo vertice depressorio, rinforzato da venti di scirocco e di libeccio raggiunge la sua massima intensità lasciando il segno in alcune regioni del Nord Italia: Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia.
Modifica le Dolomiti, dalla Provincia di Sondrio alla Provincia di Udine, passando per le Alpi marittime e a nord del Lago Maggiore, causando danni anche in Croazia, Austria e Svizzera.
Il segno di Vaia che ha inciso profondamente il paesaggio alpino, lascia intere foreste sradicate, strade coperte da colate di fango, fiumi e torrenti che esondano, pesci che invadono le campagne vicine, viabilità forestale e sentieristica sepolta da tonnellate di piante. Dolore e distruzione che hanno spazzato via anche vite umane.
Cosa intendiamo per tempesta?
Una tempesta è una perturbazione atmosferica di particolare violenza, estensione e durata, caratterizzata da forte vento (oltre 89 km/h) e pioggia (almeno 3 millimetri all’ora in un’area di 25 chilometri). Un’area di bassa pressione in un sistema di alta pressione crea una combinazione di forze opposte: l’aria calda ed umida risale dando origine a formazione di nubi cumulonembi e spostamenti di masse d’aria che originano venti.
L’impatto di una tempesta dipende da svariati fattori, come ad esempio dalla direzione del vento, dalla durata e dall’intensità delle raffiche, dall’area e dalla disposizione geografica.
Tempeste con venti che creano violenti moti ondosi si formano quando la superficie delle acque supera i 28 gradi centigradi. Nelle zone desertiche nascono tempeste di sabbia trasportata a migliaia di chilometri dai venti. Nelle zone montane si verificano tempeste di neve o enormi danni alle aree forestali, come nel caso della tempesta Vaia.
Ai venti di tempesta possono associarsi fenomeni temporaleschi con un’elevata presenza di fulmini causati dall’intensità dei flussi atmosferici e dalle precipitazioni.
Classificazione della forza dei venti
Quando la forza dei venti sale a 103-117 km/h diventa tempesta violenta (scala Beaufort), oltre degenera fino a divenire uragano. Qui la potenza dei venti, classificata secondo la scala Fujita, dà luogo ad incredibili tornado la cui forza è classificata in 5 livelli, da F0 a F5, l’ultimo dei quali raggiunge l’intensità di 512 km/h.
ciclone, uragano, tifone tre differenti nomi dello stesso fenomeno atmosferico: la tempesta
Tempesta Vaia: le dinamiche
Fino al giorno 24 del mese di ottobre 2018 le condizioni sono rimaste stabili, con precipitazioni assenti e temperature sopra la media del periodo, riversando venti caldi di foehn nel fondovalle. Sull’Europa orientale si è installato un campo di alta pressione, mentre su quella occidentale una cosiddetta “saccatura” atlantica. Ciò ha determinato una situazione di “blocco” per diversi giorni. Il passaggio di umide e miti correnti meridionali si è intensificato, scaricando intense e persistenti precipitazioni nelle giornate di sabato 27 e domenica 28 ottobre. Dopo una breve tregua un fronte freddo in arrivo da ovest ha determinato la ripresa delle precipitazioni a partire dal mattino e per tutta la giornata del 29 ottobre. Come se non bastasse il fronte freddo è stato preceduto dall’arrivo di un fronte caldo che ha determinato delle folate di vento molto intense toccando i 200 km/h in Carnia e 120 km/h in molte zone di montagna, mentre in fondovalle si sono registrate folate diffuse intorno ai 90 km/h. Da segnalare anche le precipitazioni nevose cadute fino ai 1.500m. La situazione è rimasta instabile fino al 7 novembre, anche se la maggiore violenza della “tempesta Vaia” si è riscontrata fra il 26 ed il 30 ottobre.
Per quanto riguarda le perturbazioni in numerose località tra fine ottobre ed inizio novembre, nel caso del Trentino, si sono registrate precipitazioni tra i 300 ed i 500 mm. Basti pensare che la media annuale si attesta generalmente attorno ai 1.100 mm e solo in alcune zone si toccano generalmente i 1.500 mm. Oltre a ciò, Vaia ha scaricato la sua energia anche attraverso i fulmini. La tempesta oltretutto non è stata delimitata a determinate zone ma ha interessato un’area incredibilmente vasta. Le circostanze e tali dati denotano l’eccezionalità e la violenza di questo evento.
Raffiche di vento massime (km/h) nei giorni 29 e 30 ottobre rilevate in Trentino. Fonte: Meteotrentino
La conta dei danni
Per chi vuole valutare i danni in termini economici, ecco i milioni di Euro tolti da Vaia:
- Veneto 1 miliardo e 769 milioni di Euro
- Friuli Venezia Giulia 615 milioni di Euro
- Trentino 360 milioni di Euro
- Alto Adige 86 milioni di Euro
- Lombardia 40 milioni di Euro
Per chi vuole valutare i danni in termini forestali e infrastrutturali ecco la forza di Vaia:
Foreste abbattute per 8,6 milioni di m³ di legname su 41.000 ettari in 473 comuni, fra cui
– 18.300 ettari devastati con 3,3 milioni di m³ di legname schiantato in Trentino
– 12.114 ettari devastati con 2,5 milioni di m³ di legname schiantato in Veneto
(85% in Provincia di Belluno)
Ingenti i danni alle infrastrutture, alla viabilità, alle reti elettriche e telefoniche, alle opere idrauliche.
danni a foreste e infrastrutture tempesta Vaia
Vaia deve farci riflettere
Vaia è un evento straordinario mai avvenuto finora sulle Alpi orientali, un evento all’interno di eventi catastrofici sempre più frequenti.
Non è la Natura che si ribella, come comunemente si crede, ma è il lungo e devastante programma di ricostituzione degli equilibri planetari.
Lo avevamo detto ancora nel 2005 con il video Infiniti perché: “Nella sottile pellicola chiamata biosfera l’uomo vive come un parassita sulla pelle del pianeta. Il continuo sfruttamento dell’ambiente e una tecnologia troppo avanzata rispetto alla scienza potrebbero essere cause di una prossima estinzione di massa. L’uomo è la principale causa di squilibrio dell’ecosistema.
Come quando un elefante si scrolla di dosso un fastidioso insetto, così Madre Natura interviene per riequilibrare: sconvolgendo.
Le mutazioni climatiche a cui assistiamo con l’incombere di situazioni a rischio, i terreni agricoli con i loro sintomi di stanchezza, atrofia, asfissia ed inquinamento sono alcuni segnali di un male profondo legato allo squilibrio dell’habitat naturale…”
La tempesta Vaia, in un certo senso l’avevamo annunciata nel settembre 2018 con l’articolo “Effetto Cassandra: non incassa ma s’incazza!”.
Del resto, altri eventi come la tempesta Vaia, particolarmente violenti e distruttivi, legati al cambiamento climatico, si erano già affacciati precedentemente anche in Europa:
- Gudrum nel 2005 tra Svezia e Norvegia provocò 87 milioni m³ di schianti
- Kirill nel 2007 in Germania provocò 52 milioni m³ di schianti
- Lothar e Martin nel 1999 in Francia 240 milioni m³ di schianti
Vaia è la testimonianza della forza di Madre Natura, che se non rispettata scarica la sua violenza in maniera cruenta. Questi eventi devono farci riflettere, portarci a ripensare il nostro modo di vivere ed il rapporto con Madre Natura.
albero sui fili dell’alta tensione: tempesta Vaia
Evidente incidenza dei cambiamenti climatici
Abbiamo assistito in questi anni ad un calo vertiginoso delle superfici forestali a livello mondiale. La CO2 in aumento legata soprattutto alle attività antropiche (attività industriali, agricoltura intensiva, etc.) e gli inquinanti emessi in atmosfera, provocano un aumento di catastrofi naturali.
Si sa che i radicali cambiamenti climatici in atto aumentano il numero e la potenza delle tempeste. Più calore, più tempeste. Dal 1800 la temperatura nel pianeta è cresciuta di 0,9° C, e si prevede un ulteriore rialzo delle temperature medie associato a un aumento della frequenza di temperature estreme. L’estate 2003 ha superato ogni record di caldo degli ultimi 500 anni.
Nel 2017 si è registrato in Italia un aumento medio delle temperature estive di circa 2,5°C rispetto alla media registrata nel 1971 ed una riduzione delle piogge del 41%. La siccità è stata sicuramente significativa nel determinare la scarsa resistenza allo sradicamento perché la resistenza dell’apparato radicale delle piante dipende dal tasso di umidità del terreno.
Dunque, da un lato i periodi di calura e siccità indeboliscono i popolamenti ancora indenni e favoriscono il moltiplicarsi di parassiti, in particolare degli scolitidi come il bostrico. Sono gli stessi parassiti che aggrediscono il legname schiantato ed in via di deperimento dopo la tempesta Vaia. Dall’altro lato, l’aumento delle precipitazioni medie invernali e la frequenza di precipitazioni intense, conseguenza dell’intensificazione del ciclo idrologico atmosferico, rendono i suoli fradici, favorendo ulteriormente la precarietà della stabilità degli alberi.
Tutto ciò significa che il pericolo catastrofico delle tempeste si associa a quello biologico dei parassiti.
BioAksxter®, la tecnologia di Madre Natura
Le formulazioni BioAksxter® impiegabili sia in agricoltura che in selvicoltura sono caratterizzate da una tecnologia in grado di affrontare e risolvere le problematiche connesse all’inquinamento ed ai cambiamenti climatici consentendo il disinquinamento dell’intero ecosistema.
In particolare l’innovativa formulazione Almen XM236 decontaminante permette di abbattere gli inquinanti presenti nelle matrici di terra, acqua ed aria, di ridurre gli input di CO2 nell’atmosfera, di attuare una bonifica dei terreni fortemente inquinati, e perfino quella di siti nucleari (scorie radioattive).
L’uomo purtroppo ormai da tempo ha messo davanti a tutto il Dio Denaro, sostituendolo a Madre Natura, ma se vorrà sopravvivere dovrà avvalersi di questa tecnologia per ricostituire gli equilibri planetari.
Come favorire la ricostruzione del patrimonio boschivo?
Per quanto riguarda il rimboschimento delle foreste un’applicazione interessante riguarda l’impiego del prodotto per via aerea. L’applicazione, seppur consci delle difficoltà legislative, è però in questo caso consigliabile, in quanto sarebbe possibile trattare un’area sicuramente più ampia, evitando fenomeni di costipazione del terreno derivanti dal passaggio dei mezzi meccanici e rischi per gli operatori legati alla pendenza di alcuni versanti. Inoltre, anche in caso di fenomeni di deriva, data l’assenza di effetti nocivi legati al prodotto, non si presenterebbero condizioni di criticità.
Queste formulazioni determinando il disinquinamento a carico dell’atmosfera ed eliminando eventuali contaminazioni dei suoli preservano il grande patrimonio boschivo.
Interventi costanti avrebbero un effetto benefico anche in merito alla rigenerazione delle foreste. Soprattutto le piante giovani beneficerebbero di queste applicazioni, permettendo ad esse di resistere con successo ad eventuali patologie, stress climatici e consentendone la ripresa in seguito ai danni causati dagli animali. Gli ungulati, per esempio, cibandosi delle foglie dei giovani alberi e calpestando rami ancora deboli, potrebbero compromettere lo sviluppo delle piante appena trapiantate. Le applicazioni sarebbero fondamentali sia per la rinnovazione naturale del bosco sia per favorire l’attecchimento dei nuovi trapianti. Inoltre, si verificherebbe un’accelerazione del processo naturale di crescita con una notevole riduzione dei tempi di formazione del legno.
Sottolineiamo inoltre che, anche le piante più vecchie, minacciate da alcune patologie (es. bostrico) aumenterebbero le proprie difese, limitando il numero delle piante colpite e permettendo la conservazione del patrimonio boschivo.