ACQUA in AGRICOLTURA: la riqualificazione delle acque irrigue
L’acqua, questa risorsa preziosa indispensabile per la vita dell’uomo e di ogni essere vivente, ha segnato la nascita e lo sviluppo di tutte le civiltà, ma oggi potrebbe segnarne anche la fine.
Pensiamo agli tsunami, ma non solo. Con la crescente incidenza di eventi estremi dovuta ai cambiamenti climatici anche le acque di un fiume possono generare situazioni impossibili per l’economia agricola e per la vita di un popolo.
Se le storiche esondazioni del Nilo furono basilari per lo sviluppo agricolo di allora, così come il corso del nostro Po lo è stato per lo sviluppo di un’agricoltura di primaria importanza, ora è tempo di distinguere fra la valenza avversa e devastatrice e quella propizia dell’acqua, fra le risorse idriche sane e quelle malate.
Le problematiche dell’acqua ad uso agricolo
I problemi connessi all’uso agricolo dell’acqua riguardano principalmente:
- il rifornimento, ossia quando la richiesta supera la disponibilità delle risorse idriche
- la variabilità, come l’alternanza di fenomeni di secca a fenomeni di allagamento e alluvione
- la distribuzione, ossia i sistemi irrigui a supporto dell’attività agricola
- la qualità, vale a dire i parametri chimici e microbiologici
- l’inquinamento
Acqua in agricoltura: rifornimento, variabilità, distribuzione
Il rifornimento nazionale dell’acqua ad uso agricolo rappresenta l’89% del nostro consumo. Poiché le precipitazioni sono la fonte essenziale dell’acqua sul pianeta, in periodi sempre più frequenti di siccità o di piogge scarse la richiesta supera la disponibilità, una variabilità che incide negativamente sugli ordinamenti colturali. Nel quadro climatico odierno, un ulteriore limite è dato dall’aumento dell’evaporazione dovuta all’intensità e all’incidenza della radiazione solare, ed all’evapotraspirazione delle colture specialmente quelle “idrovore” come il kiwi, il riso ed il tè. Produrre 1 kg di grano in condizioni idro-climatiche favorevoli richiede dai 1.000 ai 2.000 litri d’acqua mentre in condizioni di siccità richiede dai 3.000 ai 5.000 litri d’acqua.
L’approvvigionamento idrico da sempre fa capo a corsi d’acqua, laghi naturali e sorgenti, bacini di accumulo (invasi artificiali) e pozzi, per finire alle colture tramite canali, reti irrigue, condutture, impianti e sistemi vari di distribuzione. Sebbene già gli antichi romani avessero progettato la costruzione degli acquedotti dando così origine alla rete idrica, che ancora adesso serve certe zone agricole, il mancato adeguamento strutturale di tali reti obsolete comporta perdite in distribuzione che oscillano tra il 40 e il 50%.
Acqua in agricoltura: qualità e inquinamento
Un tempo nel Po i cercatori d’oro setacciavano la sabbia del fiume, ora si potrebbero estrarre soltanto metalli pesanti, inquinanti di ogni genere provenienti delle attività produttive e perfino cocaina. Inoltre, il fenomeno dell’eutrofizzazione delle acque superficiali e la presenza dei nitrati nelle acque sotterranee, determinati dall’utilizzo continuo e massiccio di sostanze nutrienti (azoto e fosforo) nel comparto agro-zootecnico, fanno sì che il Po sia diventato una fonte di agricoltura INsostenibile!
A nulla è valsa la Direttiva Europea 91/676/CEE (detta anche Direttiva Nitrati) volta a tutelare le acque sotterranee e superficiali dall’inquinamento causato dall’azoto di origine agricola. La regolamentazione dell’utilizzo agronomico degli effluenti zootecnici, solo in Piemonte interessa 407.000 ettari con un limite massimo annuo all’apporto che varia tra 170 e 250 kg per ettaro.
Dati parziali che interessano il primo tratto del Po… figuriamoci cosa succede prima di arrivare al delta e immaginiamo cosa troviamo nell’Adriatico, reflui civili e industriali a parte. I fenomeni di contaminazione non riguardano soltanto le cosiddette “zone vulnerabili”, purtroppo l’alterazione della qualità naturale delle acque di superficie e di falda dovute alla lisciviazione di nitrati e prodotti fitosanitari alias pesticidi non riguarda solo il Po, ma anche altri fiumi, o più correttamente riguarda tutte le acque ed in definitiva tutto l’ecosistema marino.
Interdipendenza delle problematiche dell’acqua ad uso agricolo
Va anche considerata l’interdipendenza delle problematiche sopra indicate, ad esempio, sempre per quanto riguarda il Po, l’avanzamento del cuneo salino nei periodi di siccità associato alla conseguente concentrazione di inquinanti. Tutti fattori che compromettono oltre un terzo della produzione agricola italiana spaccando la sicurezza del sistema agroalimentare.
Seppure sia stato dimostrato che nella produzione del riso, in fase di allagamento è sufficiente uno strato d’acqua più basso, con un risparmio del 40-70%, occorre considerare che al tempo stesso si ha una maggiore concentrazione di arsenico e pesticidi. Che dire poi della raccolta delle acque piovane prospettata a favore delle rese agricole senza tener conto degli inquinanti atmosferici, o del riutilizzo delle acque reflue? E di quelle zone dove agricoltori biologici irrigano i campi con acque inquinate da metalli pesanti e non solo, mentre gli enti di certificazione ignorano la situazione fingendo di effettuare i dovuti controlli?
Acqua in agricoltura: progetto disinquinamento
La riqualificazione delle acque fluviali dell’ampio reticolo idrografico così come la risoluzione del fenomeno dell’eutrofizzazione delle acque devono necessariamente passare da un “progetto disinquinamento”!
L’Università di Catania e l’Università di Roma ancora nel 2001 in una conferenza organizzata nell’ambito della Fiera agricola di Tarquinia (VT) avevano reso nota l’esistenza di una tecnologia in grado di far fronte a tale problematica. Allora si chiamava ancora Bio Jkcxsor evoluta nel 2002 in BioAksxter® al quale si è aggiunto Almen XM236 decontaminante, unica via d’uscita dalla gravosa situazione planetaria che riguarda le matrici di terra, acqua ed aria ed il loro livello di contaminazione chimica, radioattiva e batteriologica.
Nel 2001 ci onorò della sua attenzione anche il nostro Presidente della Repubblica, On. Sergio Mattarella, allora Ministro della Difesa.
Trascorsi 18 anni nonostante la possibile soluzione, sono mancate scelte politiche adeguate, coinvolgimento, coordinamento e attivazione degli agricoltori e di tutti gli stakeholders del mondo agricolo ad un progetto specifico che avrebbe consentito, in luogo della riduzione e preclusione delle acque ad uso agricolo, di superare le odierne criticità ambientali e ottimizzare le risorse a disposizione.
Perché allora una tecnologia capace di risolvere queste problematiche viene ignorata?!